
Ansa
Editoriali
Le fake news sul Jobs Act spazzate via dalle urne. Passi per tornare alla realtà
In questi mesi il lavoro era attraversato da inquietudini riguardo ai salari, alla formazione, alla conciliazione dei tempi. I licenziamenti ossessionavano i promotori referendari, ma non erano al centro delle preoccupazioni dei lavoratori
La battaglia e la disfatta referendaria lasciano in macerie il dibattito politico sulle regole del lavoro. Sarà uno dei danni universali e più duraturi di questa insensata campagna per la competizione a sinistra. Sono bastati pochi mesi di esaltazione referendaria e di attivismo separatorio, con cui mettere i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, per svuotare di contenuti una discussione pubblica già difficile e ora diventata impossibile.
L’urlo landiniano, con l’entusiasmo (sempre troppo carico) di Bonelli & Fratoianni, l’assenso di Elly Schlein e la chiosa di Giuseppe Conte, hanno riempito il vuoto di proposte e la povertà dell’analisi. Spento in una conferenza stampa un po’ astiosa quell’urlo lascia tutta la sinistra a terra. Certo, prendere di petto le regole del lavoro nel momento del record storico dell’occupazione e mentre è massima la distanza tra ricerca di lavoratori e competenze disponibili non era un’idea troppo brillante. In più metterci il carico dell’opzione tragicamente binaria di un referendum ha completato l’opera. Gli elettori hanno, come sempre, saggezza profonda e cognizione dei problemi. In questi mesi il lavoro era attraversato da inquietudini riguardo ai salari, alla formazione, alla conciliazione dei tempi. I licenziamenti ossessionavano i promotori referendari, ma non erano al centro delle preoccupazioni dei lavoratori. E per una ragione fondata e cioè perché ce n’è sempre di meno. Ci sono le grandi crisi industriali, automotive e acciaio per prime, ma chi le subisce sapeva benissimo che i referendum parlavano d’altro e lo facevano in modo quasi offensivo. Spuntata la super arma ora occorrerà molto lavoro della parte non landinizzata del sindacato per riallacciare il filo della riflessione pubblica e dell’azione politica. Ci vorrà coraggio per tornare dai lavoratori a chiedere sostegno per le regole che li riguardano. Servirà uno sguardo coraggioso e innovativo, per liberare le energie represse nel mercato del lavoro italiano.