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Quanto fa sul serio l'Italia sul Patto di stabilità e il rischio di un veto inutile

Redazione

Il momento della verità. Questa sera i ministri delle Finanze dell’Unione europea si chiuderanno in una stanza a Bruxelles per una cena che potrebbe durare tutta la notte. L’obiettivo è arrivare a un accordo politico sulla revisione della governance economica

Il momento della verità sulla riforma del Patto di stabilità e crescita è arrivato, così come il momento delle scelte difficili per il governo di Giorgia Meloni. Questa sera i ministri delle Finanze dell’Unione europea si chiuderanno in una stanza a Bruxelles per una cena che potrebbe durare tutta la notte. L’obiettivo è arrivare a un accordo politico sulla revisione della governance economica, da formalizzare all’Ecofin di domani. L’ultima bozza della presidenza spagnola ha trovato un consenso ampio tra i paesi frugali. Germania e Paesi Bassi sembrano pronti ad accettarla. L’impostazione della proposta della Commissione per il nuovo Patto – dare più tempo per realizzare l’aggiustamento di bilancio (da quattro a sette anni) ai paesi che fanno riforme e investimenti – viene mantenuta. Ma sono stati introdotti emendamenti che rafforzano la responsabilità di bilancio.

Come chiesto dal ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, il testo prevede una riduzione media annua del debito dell’1 per cento per i paesi che hanno un livello superiore al 90 per cento del pil (quelli sotto dovrebbero tagliarlo dello 0,5 per cento). C’è anche una salvaguardia sul deficit che imporrebbe ai governi di mantenere il disavanzo all’1,5 per cento del pil. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha detto che non firmerà un accordo che preveda nuove regole che l’Italia non sarà in grado di rispettare. E’ un approccio serio. Ma alcune delle sue richieste sembrano dettate più da ragioni politiche che da necessità economiche. Un esempio – che irrita i frugali – è la proposta di usare le riforme già previste dal Pnrr per ottenere i tre anni in più per il risanamento di bilancio. L’Italia ha bisogno di più riforme per crescere in modo sostenuto, non di riciclare quelle vecchie. E l’Italia deve ridurre il debito a prescindere dal fatto che le regole del Patto siano vecchie o nuove. Un veto per ottenere uno “zero virgola” di deficit in più farebbe notizia, ma sarebbe inutile.

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