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Editoriali

Un Mes-saggio per Giorgetti. L'Eurogruppo ribadirà gli impegni sulla ratifica

Redazione

Lunedì il presidente Paschal Donohoe ha intenzione di trasmettere al ministro dell’Economia un “messaggio” chiedendo procedere con la riforma. Sarà importante preservare la fiducia agli occhi internazionali

Giancarlo Giorgetti si troverà di fronte a una brutta sorpresa all’Eurogruppo di lunedì. Il suo presidente, Paschal Donohoe, ha intenzione di trasmettere al ministro dell’Economia un “messaggio” sulla ratifica del nuovo trattato sul Meccanismo europeo di stabilità. È la riforma del Mes contro cui avevano lanciato una campagna Fratelli d’Italia, Lega e Movimento 5 stelle, anche se in realtà serve solo a trasformare il Fondo salva stati in prestatore di ultima istanza nelle crisi bancarie. Come ha anticipato sul Foglio di giovedì Luciano Capone, i partner europei iniziano a spazientirsi di fronte alle esitazioni del governo Meloni.

 

In difficoltà per il rischio di spaccare la maggioranza – tra i No euro di Fratelli d’Italia e della Lega il Mes è ancora considerato una calamità – il governo si era nascosto prima dietro la Corte costituzionale tedesca e poi dietro la Croazia per giustificare la mancata ratifica. Solo che nel frattempo la Corte di Karlsruhe ha dato il via libera al nuovo Mes e Zagabria si è affrettata a ratificare il trattato appena entrata nell’euro. In passato “la non ratifica dell’Italia non aveva conseguenze pratiche, perché altri paesi non avevano ratificato. Ma quella situazione è cambiata”,  spiega una fonte dell’Eurogruppo. Il problema “sta salendo nell’agenda politica” di Donohoe, “ma anche di altri paesi che si aspettano che gli impegni politici siamo rispettati”. Questo sarà il “messaggio trasmesso” a Giorgetti. L’impegno è doppio. Il primo è la firma  dell’Italia su una riforma negoziata dal governo gialloverde e da quello rossogiallo. Il secondo è quello dello stesso Giorgetti che aveva promesso a Donohoe di avviare la ratifica. Una delle regole d’oro dell’Eurogruppo è la fiducia. Solo su quella base si fanno concessioni su altri dossier strategici come la riforma del Patto di stabilità. Meloni e Giorgetti devono decidere se sia più pericoloso rompere il rapporto di fiducia con i partner europei o deludere la propria minoranza No euro.

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