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Editoriali

Il “campo profughi d'Europa” non esiste. Il 20 per cento dei centri di accoglienza è vuoto

Redazione

La narrazione di uno stato d'emergenza perenne non ha riscontri nella realtà, come spiega un nuovo report di OpenPolis e ActionAid, secondo cui sono irrazionalità e assenza di programmazione a rappresentare il vero male irrisolto dell’immigrazione in Italia

La narrazione di uno stato di emergenza perenne sul fronte dell’accoglienza dei migranti si ripete ostinatamente di governo in governo, a prescindere dal colore politico. Formule magiche come “non possiamo essere il campo profughi d’Europa” o “i centri sono al collasso” hanno dimostrato di pagare in termini di consenso. Poi però c’è la realtà che, per quanto si possa far finta di nulla, è ben diversa dalla propaganda. Lo ricordano i numeri impietosi elencati nel nuovo rapporto in uscita oggi di OpenPolis e ActionAid sullo stato dell’accoglienza in Italia nel 2022. Si intitola laconicamente “Il vuoto dell’accoglienza” e dimostra come siano irrazionalità e assenza di programmazione a rappresentare il vero male irrisolto dell’immigrazione in Italia.

Secondo lo studio, tra il 2018 e il 2021 i posti lasciati liberi nei centri sono stati il 20 per cento del totale. Nel 2019 i posti vacanti hanno raggiunto addirittura il 27 per cento della capienza complessiva. Il dato riferito alla Sicilia, aggiornato al 31 dicembre del 2021, è ancora più significativo perché lì i posti liberi sono arrivati persino al 30,5 per cento del totale mettendo insieme i Centri di accoglienza straordinaria (Cas), il sistema di accoglienza diffusa (Sai) e gli hotspot. Una smentita netta della favola dei “porti del sud congestionati” ripetuta negli ultimi mesi dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per giustificare le rotte vessatorie imposte alle navi delle ong, costrette a percorrere centinaia e centinaia di miglia in più per raggiungere i porti del centro e del nord, da Ancona a Genova. Il rapporto, che si avvale finalmente di dati forniti dalle prefetture come imposto dalla sentenza del 2019 del Consiglio di stato, conferma inoltre l’assenza di controlli del governo su quasi il 60 per cento dei centri e la carenza di investimenti nei Sai, rimasti vittima dei decreti Sicurezza di Salvini. Così, dal 2018 a oggi, sono stati chiusi più di 3.500 centri (-29,1 per cento). Sempre nel 2021, i posti messi a disposizione nel sistema erano poco più di 97 mila, di cui però il 60,9 per cento nei Cas. Una contronarrazione che dimostra come accogliere nell’emergenza sia una scelta, non una fatalità.

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