Soldati della forza di pace Nato a lavoro al confine tra Serbia e Kosovo (LaPresse)

Editoriali

Spari al confine nord del Kosovo, arrivano le forze armate serbe. Il pretesto per gli scontri

Redazione

Continuano le tensioni lungo la frontiera. “La situazione è complessa e richiede nel prossimo periodo la presenza dell’esercito lungo la linea amministrativa”, ha detto il capo di stato maggiore della Serbia. Intanto il giorno di Natale, sono stati sparati alcuni colpi contro una pattuglia della Nato 

Il capo di stato maggiore della Serbia, il generale Milan Mojsilovic, si è diretto a Raska, la cittadina che si trova a dieci chilometri dal confine con il Kosovo, dopo aver ricevuto l’ordine dal presidente Vucic. “Gli ordini sono precisi, chiari e saranno pienamente attuati”, ha dichiarato il generale intervistato al telefono da una tv serba: “La situazione lì è complessa e complicata, e richiede nel prossimo periodo la presenza dell’esercito serbo lungo la linea amministrativa”, il termine che le autorità serbe usano per indicare la frontiera con il Kosovo, di cui non riconoscono l’indipendenza.

Il giorno di Natale, sono stati sparati alcuni colpi contro una pattuglia della Nato nel nord del Kosovo, dove i serbi hanno creato dei posti di blocco per impedire alla polizia di Pristina di operare e controllare la zona: non ci sono stati feriti e l’auto non è stata danneggiata, ha detto il comando della Kfor (la missione della Nato che con 3.760 soldati lavora per mantenere questa fragile pace), senza specificare da dove provenissero gli spari. I serbi che abitano qui, circa 50 mila persone, hanno costruito delle barricate dopo che, il 10 dicembre scorso, è stato arrestato un ex poliziotto serbo accusato di aver aggredito degli agenti di polizia durante una precedente protesta: chiedono il rilascio dell’uomo, altrimenti non hanno intenzione di liberare l’area e di far passare i veicoli senza intoppi. Prima che il generale serbo annunciasse il suo arrivo, sui social circolava un video in cui si attribuivano gli spari alle forze kosovare che cercavano di togliere un posto di blocco – Pristina ha smentito. Questo scontro va avanti dall’inizio di novembre, quando centinaia di poliziotti serbi integrati nella polizia kosovara e altri funzionari si sono dimessi in massa per protestare contro una decisione controversa  – e ormai sospesa – del governo di Pristina di vietare ai serbi che vivono in Kosovo di utilizzare targhe rilasciate dalla Serbia. E’ come se si cercasse un pretesto per aggravare gli scontri.

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