Editoriale
L'Italia ha ancora bisogno della Bce
La fiammata dello spread ricorda quali sono le fragilità dell’Italia: l'aumento del differenziale è frutto delle tensioni economiche, delle aspettative sul rialzo dei tassi ma anche sulle turbolenze politiche interne
Con la nuova fiammata di ieri, lo spread btp-bund è tornato su livelli che non si vedevano dai tempi del governo giallo-verde (220 punti base con il rendimento dei decennali salito al 3,55 per cento). Questa volta non sono le uscite populiste di Lega e M5S a far divaricare il differenziale, ma il fatto che la Bce sta progressivamente riducendo gli acquisti di titoli di stato nell’Eurozona facendo di fatto venir meno un paracadute per i paesi più indebitati. In pratica, dovendo ricorrere più frequentemente al mercato dei capitali per collocare debito pubblico, i governi sono costretti a pagare agli investitori privati rendimenti sempre più elevati in rapporto al rischio paese percepito. Anche il premio che paga l’Italia sta aumentando e, secondo un sondaggio di Assiomforex, crescerà ancora nei prossimi mesi tant’è che lo spread è previsti arrivi a 250 punti base nei prossimi mesi. La situazione non fa dormire sonni tranquilli ai piani alti dell’Eurotower dove, secondo il Ft, si starebbe lavorando a un nuovo schema di protezione del debito pubblico dei paesi dell’Eurozona. Non è la prima volta che si discute di quest’ipotesi che, se fosse confermata (novità in questo senso sono attese dalla prossima riunione della Bce prevista per giovedì e venerdi), sarebbe una buona notizia per l’Italia che, da paese molto indebitato, potrebbe provare a mitigare il rischio di scossoni sui mercati internazionali nella prospettiva del prossimo anno elettorale. E’ opinione comune tra gli analisti che l’aumento del differenziale con i bund tedeschi, oltre che dal venire meno del programma acquisto titoli della Bce, è determinato dalle tensioni economiche, dalle aspettative sul rialzo dei tassi ma anche dall’emergere di nuove turbolenze sul fronte politico interno. E’ innegabile, del resto, che il governo Draghi venga spesso smentito su impegni cruciali per la crescita da alcune forze della coalizione che lo sostengono, le quali sembrano, per ora, non far caso al termometro dello spread, ma presto dovranno farci i conti.