Alan Fabbri, sindaco di Ferrara (LaPresse)

Editoriali

I putiniani a Ferrara

Redazione

Un movimento che sostiene il sindaco leghista riscrive la storia dell’invasione

Il 4 aprile, il gruppo consiliare Prima Ferrara con Alan Fabbri, movimento civico che appoggia il sindaco leghista della città estense, ha presentato in Consiglio comunale un ordine del giorno sul conflitto russo-ucraino che inizia con queste parole: “Premesso che, dopo che le truppe speciali Azov del governo ucraino hanno perpetrato massacri sulla popolazione del Donbas, le Forze armate russe iniziavano un’imponente azione militare in questo territorio dando il via alla crisi russo-ucraina”. “Sembra tradotto dal russo per quanto vi trapela di sordido e falso”, dice al Foglio Diego Marani, scrittore ferrarese e attuale direttore dell’Istituto italiano di cultura di Parigi, prima di aggiungere: “Basterebbe questo incipit delirante a rivelare i pregiudizi di chi lo ha scritto”. Nel documento, il gruppo Prima Ferrara con Alan Fabbri scrive che l’“operazione militare protrattasi nel tempo ha purtroppo assunto proporzioni di una tale vastità da avere tragiche ripercussioni non solo sulla vita delle popolazioni coinvolte direttamente, ma infligge un altro choc dirompente a un’economia già fortemente provata”.

 

Poi, viene chiesto al sindaco e a tutta la giunta ferrarese di rivolgersi a regione e governo per una serie di “richieste”. “Il documento, dopo aver invocato soldi ‘per il sostegno di tutti i profughi indipendentemente dalla nazione di provenienza’, avanza ‘una richiesta di fondi per i cittadini italiani (ferraresi) in difficoltà, ai quali vanno riconosciuti gli stessi diritti di sopravvivenza e dignità’. Mettere sullo stesso piano la sofferenza di chi fugge dalle bombe e quella di chi deve soltanto abbassare il gas conservando la fortuna di vivere in uno stato di diritto non è solo paradossale, è anche ignobile”, commenta Marani. Un ordine del giorno dove “la sospensione della ragione” va a braccetto con “l’assassinio della verità”.

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