Viktor Orbán e Jarosław Kaczynski (Ansa) 

Editoriali

L'Ungheria, la Polonia e la variante illiberale

Redazione

Pochi vaccini e politiche deboli. L’immobilismo di Orbán e Kaczynski

Il premier ungherese Viktor Orbán ha spronato i suoi cittadini a vaccinarsi e sta considerando di rendere il vaccino obbligatorio per alcune categorie. Il governo polacco anche ha cercato di sollecitare i propri cittadini, però non ha mai preso misure per renderlo se non obbligatorio, vincolante. Il punto è che i governi più illiberali d’Europa sono molto duri nel limitare libertà come quella di stampa, ma ritengono che rendere alcune attività vincolate a un green pass sarebbe una misura illiberale. Il virus, soprattutto in Polonia, ha ripreso a contagiare e a uccidere, ma visto che dentro allo stesso partito di governo, il PiS, i No vax spopolano, il governo lascia che la situazione degeneri senza puntare su una campagna di vaccinazione serrata. Teme che sarebbe troppo impopolare puntare sul vaccino, quindi nel momento in cui per la sicurezza dei propri cittadini, per la loro salute, dovrebbe introdurre una misura vincolante, non lo fa con la scusa che la misura sarebbe liberticida.

 

Ma in realtà il PiS lascia che i polacchi si contagino per paura di inimicarsi l’elettorato. La stessa cosa ha fatto dal punto di vista economico: Ungheria e Polonia non riceveranno l’anticipo del Recovery fund perché non hanno accettato di rispettare i criteri indicati dalla Commissione e adesso si troveranno ad affrontare la crisi economica con mezzi più scarsi rispetto ad altri paesi europei. Non hanno pensato  al bene dei loro cittadini, ma  a preservare il loro potere. Sperano di trovare la loro strada per la vittoria – in Ungheria si vota il prossimo anno e in Polonia nel 2023 – nell’immobilità che nel contesto di una pandemia crea  danni irreparabili. Budapest e Varsavia avrebbero  bisogno  di aumentare i tassi di vaccinazione. Soltanto il 61 per cento degli ungheresi è vaccinato e tra i polacchi la situazione è ancora peggiore: sono il 55 per cento. La Polonia in questo stato potrebbe diventare invece il terreno fertile per una nuova variante, una variante polacca, nata dall’immobilismo illiberale.

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