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Editoriali

Risposte olimpioniche

Redazione

A Tokyo la Russia è senza bandiera ma con un manuale per trattare coi media

Alle Olimpiadi di Tokyo la Russia parteciperà come nazione neutrale. Vuol dire che non esibirà il nome “Rossija”, ma gareggerà in qualità di Comitato olimpico russo, Roc; non avrà bandiere né stemmi e neppure un inno: per gli atleti verrà eseguito un estratto del Concerto per pianoforte e orchestra n.1 di Tchajkovskij. Sono questi i patti dopo lo scandalo del doping di stato che ebbe come conseguenza l’esclusione di Mosca dalle Olimpiadi per quattro anni. Il Roc, oltre a provvedere alla preparazione fisica degli atleti, ha però voluto prevenire incidenti sgradevoli, politicamente difficili da gestire durante le conferenza stampa e ha dato agli sportivi delle direttive molto rigide su come rispondere alle domande dei giornalisti “ben addestrati”.

 

Un manuale di conversazione per uscire indenni e senza alzare polveroni dalla sala stampa, in cui spesso dallo sport si tende a buttarla sulla geopolitica o lo politica. Agli sportivi è stato consigliato di evitare soprattutto quattro argomenti: il doping, il MeToo, la Crimea e Black Lives Matter (Blm). Nel caso in cui dovessero imbattersi in queste tematiche hanno già un bouquet di risposte pronte, da mandare a memoria entro il 23 luglio. Se si parla di doping, basta un “no comment”. Se la conversazione va su Blm o l’annessione della Crimea nel 2014, ci si può tirare fuori dalla situazione con un “lo sport deve rimanere fuori dalla politica”. Sul MeToo il consiglio è: “Non mi è mai capitato, ma so che il problema esiste”.

 

Nelle linee guida, riportate dal quotidiano Vedomosti, si legge: “Le informazioni si diffondono molto rapidamente e qualsiasi risposta non appropriata avrà quindi un impatto estremamente negativo”. E ancora: “Fai attenzione a ciò che scrivi, alle foto che pubblichi, ai commenti e ai mi piace”. A quanto pare il Roc teme incidenti diplomatici. Gli atleti russi vanno sì alle Olimpiadi di Tokyo senza inno e senza bandiera, ma con un mucchio di frasi già fatte, pronte all’uso per evitare nuovi scandali.

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