Il ministro della cultura dell'Iran Abbas Salehi (Foto Wikipedia Commons)

Chi si muove contro l'Iran a Torino?

Redazione

Invitare gli ayatollah alla Fiera del Libro è senza precedenti in Europa

La decisione di invitare l’Iran come ospite d’onore alla Fiera del libro di Torino per il 2020 è un fatto gravissimo e senza precedenti in Europa. Qualche anno fa, quando la Fiera del libro di Francoforte accettò un padiglione iraniano venne giù il mondo. A Torino invece l’Iran sarà l’ospite d’onore. Un gran bel progresso. Per questo bisognerebbe che un po’ di gente pensante, di scrittori, di intellettuali, facesse propria questa battaglia e muovesse pressione sulla direzione della Fiera perché invalidi la propria scelta disonorevole. I sostenitori della presenza iraniana dicono “un conto è il regime, un conto gli scrittori iraniani”.

   

Ma l’Iran dal 1979 è una dittatura in cui non è possibile distinguere fra società civile e governo, dove vige la più radicale e macabra censura, dove molti scrittori e giornalisti sono stati condannati al carcere e alla tortura per svariati reati intellettuali e che ha condannato a morte Salman Rushdie. Per questo l’idea di ospitare l’Iran a Torino significherebbe legittimare, sdoganare e allentare la pressione su quella dittatura che sopprime la propria popolazione, le ragazze senza velo, gli scrittori, e che finanzia il terrorismo in tutto il medio oriente, destabilizzandolo.

 

E poi c’è Israele. Può essere “ospite d’onore” a Torino un regime che ha l’obiettivo ufficiale di distruggere lo stato ebraico, di buttare a mare gli israeliani, che ha compiuto attentati contro le comunità ebraiche in Argentina, che oggi finanzia metà del budget di una organizzazione terroristica come Hamas e che nega e sbeffeggia l’Olocausto? I simboli ebraici stanno scomparendo in Europa, in preda a una valanga antisemita. L’Italia non può consentire che un regime come l’Iran, sotto sanzioni internazionali, l’Iran delle vignette sulle camere a gas, un regime che brucia la bandiera con la stella di David nelle sue manifestazioni pubbliche e che chiama Israele “cancro” e ne conta i giorni alla scomparsa, diventi l’ospite d’onore della sua principale fiera culturale.