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La scelta

Lagarde taglia i tassi dello 0,25. Prima della Fed ma non troppo

Mariarosaria Marchesano

Le previsioni su cosa farà la Bce dopo questa prima riduzione dei tassi sono discordanti, ma una cosa è certa: non si discosterà troppo dalla banca centrale americana. Il commento di S&P 

Prima della Fed ma non troppo. E’ improbabile, secondo il capo economista Emea di S&P, Sylvain Broyer, che la Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde effettui più di due tagli in solitaria prima che la Fed inizi quest’anno”. Il commento sintetizza tutte le diverse previsioni di mercato su quello che Lagarde farà dopo il primo taglio di 0,25 punti base deciso nella riunione di oggi, 6 giugno, dopo 10 rialzi di fila.

Per la Bce è ora opportuno moderare il grado di restrizione monetaria nell’area dell’euro ma allo stesso tempo continua a non volersi sentire vincolata a un percorso di riduzione. “Continueremo a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta in ogni riunione”, ha ribadito Lagarde in conferenza stampa lanciando anche una “stoccata” ai mercati che fanno pressione per avere un chiaro percorso di politica monetaria. “I mercati facciano quello che devono fare, noi facciamo quello che dobbiamo fare”, consolidando la distanza tra l’Eurotower e gli operatori finanziari. Un feeling che non c’è mai stato, ma che adesso appare un vero rapporto disarmonico per una banca centrale. Per questo, l’intervento di S&P appare significativo, perché ricorda quanto la Fed sia sempre stata il “faro” della politica monetaria mondiale e che sarebbe davvero insolito se la Bce si discostasse troppo dalle sue mosse.

Nel dettaglio, il capo economista Sylvain spiega che la decisione della Bce di alzare i tassi dopo la Fed e tagliarli prima “indica dinamiche inflazionistiche differenti al di là dell’Atlantico”. L’inflazione nell’Eurozona, infatti, è in gran parte attribuita ai prezzi delle materie prime piuttosto che a un eccesso di domanda, come è accaduto negli Usa. Detto questo, sembra improbabile all’agenzia di rating che Francoforte decida un “sorpasso” nei confronti di Washington. “Inoltre, si prevede che le riduzioni dei tassi della Fed si protrarranno fino al 2026, ben oltre il completamento dei tagli della Bce”. In definitiva, secondo S&P “supponendo che l’inflazione si allinei ai target e che la crescita raggiunga il potenziale entro la metà del prossimo anno, come previsto, è probabile che la Bce limiti i tagli dei tassi a non più di uno per trimestre fino al terzo trimestre del 2025, con un tasso di deposito al minimo del 2,5 per cento”.

Insomma, per la fine del prossimo anno sarebbe legittimo attendersi una cospicua riduzione del costo del denaro anche se è opinione diffusa che non si tornerà mai più ai tassi d’interesse negativi e alle immissioni di liquidità senza limiti dello scorso decennio. Così anche le speranze del ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, che il taglio di oggi sia solo l’inizio, come ha commentato, di una manovra più ampia che avrà come effetto di ridurre il costo del debito italiano devono misurarsi con la prudenza e l’indipendenza, dai mercati ma anche dalla politica, che la Bce tende sempre a rivendicare. L’unico vincolo per decidere la traiettoria futura dei tassi in Europa può essere il percorso che intraprenderà la Fed, ma anche su questo piano Lagarde sembra pronta alla sfida.