Non è ancora tempo di tagli per la Bce: tassi invariati al 4,5 per cento

Francesco Bercic

Il consiglio direttivo di Francoforte ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse. L'inflazione scende ma a frenare ancora la banca centrale sono i dati sui salari e quelli macroeconomici

Non è ancora tempo di tagli per la Bce. E, almeno stando a sentire le parole di Christine Lagarde, non lo sarà fino a giugno, quando la banca centrale avrà a disposizione dati sufficienti per poter invertire la rotta. Come da attese, il consiglio direttivo di Francoforte ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse, che restano quindi ai livelli record fissati ancora a settembre dello scorso anno (tassi sui rifinanziamenti principali e marginali rispettivamente al 4,50 e al 4,75 per cento, tasso di deposito al 4 per cento). Una decisione unanime, afferma Lagarde in conferenza stampa: "Non abbiamo discusso di tagli dei tassi - spiega la presidente - ma abbiamo iniziato a parlare del futuro allentamento della nostra posizione ristrettiva. Ci servono più informazioni che arriveranno ad aprile e soprattutto a giugno per essere sufficientemente sicuri". Rimane allora l'approccio basato sui dati, ma per la prima volta sembra definirsi un orizzonte chiaro che vede in giugno un traguardo realistico. Anche perché, aggiunge Lagarde, "non si aspetterà che l'indice dei prezzi raggiunga il target (al 2 per cento, ndr) per intervenire sul costo del denaro".

"Dall'ultima riunione di gennaio l'inflazione è diminuita ulteriormente per effetto del minore contributo dei prezzi dell'energia", scrive il board nel comunicato diffuso al termine del vertice. In particolare, i numeri rivisti al ribasso dalla Bce indicano un'inflazione media al 2,3 per cento nel 2024 (rispetto al 2,7 per cento precedente), al 2,0 per cento nel 2025 e all'1,9 per cento nel 2026. Ma a frenare ancora la banca centrale sono i dati sui salari: "Le pressioni interne sui prezzi restano elevate a causa della forte crescita salariale", si legge infatti sempre nel comunicato. Non a caso, soltanto a maggio si conosceranno i numeri sui salari relativi al primo trimestre di quest'anno: uno degli indicatori che la Bce attende per poter eventualmente intervenire sul costo del denaro nella riunione di giugno.

Anche le proiezioni macroeconomiche sono state riviste al ribasso, in linea con le previsioni. Francoforte vede una  crescita nell'Eurozona dello 0,6 per cento per il 2024 (rispetto allo 0,8 precedente), dell'1,5 per cento nel 2025 e dell'1,6 per cento nel 2026, "sostenuta inizialmente dai consumi e in seguito anche dagli investimenti". "L'economia è debole, i consumatori continuano a frenare gli acquisti e le aziende esportano meno", spiega quindi Lagarde in conferenza stampa. In generale, i rischi sulla crescita rimangono "orientati al ribasso".