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L'evento

Merger, investimenti, attrazione di capitali. Si può essere ottimisti anche sul 2024. Il report di Ey

Mariarosaria Marchesano

Le stime di Ernst & Young saranno presentate oggi al webinar in cui ci sarà un'intervista del direttore Cerasa al vicepremier Tajani. "Guardiamo con fiducia al prossimo anno", dice Marco Daviddi

Il clima di incertezza a livello economico e geopolitico ha determinato quest’anno un ammontare di investimenti privati in Italia – tra 55 e 60 miliardi di euro – in calo del 40 per cento rispetto al 2022. Si sta parlando di 1250 operazioni di fusioni e acquisizioni, dato che in termini assoluti è in linea con quello dell’anno precedente ma che in termini di volumi risente della maggiore prudenza da parte degli investitori. E’ questo uno dei dati più significativi delle stime di Ey che saranno presentate al webinar “Investire in Italia. Ma come? Previsioni sul 2024” in programma oggi alle 9.30 con un’intervista di Claudio Cerasa al vice presidente del Consiglio, Antonio Tajani. “Guardiamo con fiducia al 2024 – dice Marco Daviddi, managing partner strategy and transactions di Ey Italia – ma i nostri modelli prevedono una riduzione degli investimenti privati, frenando le ambizioni di crescita dell’Italia. E’ necessario indirizzare risorse private verso gli investimenti di ricerca e sviluppo, nuove tecnologie e transizione energetica, superando la logica degli incentivi, per consentire al nostro paese di mantenere il passo con le principali econome europee”. Le previsioni di crescita di Ey per l’economia italiana per il 2023 e per il 2024 sono, rispettivamente, dello 0,7 per cento e dello 0,6 per cento, per effetto appunto di investimenti privati in contrazione. Nel 2023 il paese ha beneficiato della dinamica positiva di alcuni fattori fondamentali, come i consumi delle famiglie, sostenuti dalla crescita degli occupati. Consumi che hanno retto nonostante l’inflazione abbia raggiunto il 5,6 per cento, che si ridurrà fino al 2,3 per cento nel 2024 con l’attesa di un progressivo allentamento della stretta monetaria a partire dal terzo trimestre. Si conferma, inoltre, la centralità del Pnrr per la crescita e l’importanza dell’esecuzione del piano, che continua a spingere gli investimenti pubblici.

 

Per il prossimo anno, Ey stima il consolidamento della crescita dei consumi e un contributo rilevante al pil dalle esportazioni nette, avvantaggiate dalla ripresa della domanda in alcuni mercati chiave. E tra le principali categorie di investimento, quella dei beni intangibili rappresenta sempre di più un elemento chiave. Le stime evidenziano che la spesa in ricerca e sviluppo è intorno all’1 per cento del pil, in riduzione rispetto agli ultimi anni, a fronte del 3,5 per cento della Germania e del 2,5 per cento della Francia e della media dell’Eurozona. “La ridotta propensione agli investimenti da parte delle aziende sta incidendo in negativo sulla capacità del nostro sistema economico di intraprendere un percorso di crescita più marcato – spiega Mario Rocco, valuation, modelling and economics leader di Ey in Italia - Non è un tema nuovo, in quanto il pil dell’Italia dal 1990 ad oggi è cresciuto di circa il 20 per cento, la performance più bassa in Europa. Al contrario in quei paesi – quali Usa, Francia, Germania e Spagna – dove vi è stato un maggiore slancio nello scommettere sul futuro, si è registrata una crescita rispettivamente del 110 per cento, del 60 per cento, del 50 per cento e dell’80 per cento del pil”. In questo contesto, è moderato l’ottimismo dei ceo intervistati sulla ripresa dei ricavi (66 per cento) e della profittabilità (52 per cento), ma c’è preoccupazione circa l’impatto delle nuove tecnologie dal punto di vista economico e sociale: oltre il 70 per cento dei capi azienda italiani ritiene che l’Intelligenza Artificiale entro i prossimi cinque anni avrà un impatto significativo sulla generazione dei ricavi e sulla stessa definizione dei modelli di business. Tra innovazione tecnologica, transizione energetica e ripresa dei consumi sono numerose le sfide che deve affrontare l’Italia. “E’ necessaria una visione di futuro – conclude Daviddi – la chiave per aumentare l’attrattività del paese per le aziende che vogliono crescere e per i talenti risiede nella capacità di indirizzare le risorse private su progetti di investimento in questi settori”.

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