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Editoriali

L'economia sommersa è in calo (lento ma continuo)

Redazione

I dati Istat in relazione al pil. Servirebbe solo accelerare un po’ il passo

In Italia l’economia non osservata, intesa come insieme di economia sommersa e illegale, è a livelli molto elevati ma il suo peso sull’economia sta diminuendo. Secondo i dati dell’Istat, nel 2021 rispetto all’anno precedente l’economia sommersa è aumentata da 157 a 174 miliardi, mentre le attività illegali da 17 a 18 miliardi, per un totale di 192 miliardi. Naturalmente l’incremento in valore assoluto è condizionato dalla fortissima contrazione del 2020, anno del Covid e dei lockdown. Se si considera, come è più opportuno, l’incidenza dell’economia non osservata sul pil resta invariata, al 10,5 per cento, ma a un livello più basso rispetto al periodo pre-pandemico (11,3 per cento nel 2019).

In sostanza, l’economia sommersa è cresciuta in linea con la dinamica del pil. Ma la variazione delle componenti non è stata omogenea, nel senso che l’incremento maggiore è arrivato dalla crescita del valore aggiunto della sotto-dichiarazione, che per brevità potremmo definire evasione, che ha incrementato la sua incidenza dal 4,8 al 5 per cento del pil (91 miliardi). Mentre si è ridotto il peso del lavoro irregolare, che è sceso dal 3,8 al 3,7 per cento (68 miliardi), e delle altre componenti tra cui i fitti in nero da 0,9 a 0,8 per cento (14 miliardi).

Infine sono rimaste costanti le attività illegali all’1 per cento (18 miliardi). Ciò che però è più significativo, come segnala l’Istat, è che il fenomeno dell’economia sommersa (ovvero l’economia non osservata al netto dell’economia illegale) si sia mantenuto costante rispetto al 2020 – che è stato un anno del tutto eccezionale – quando aveva fatto registrare un calo significativo di 0,7 punti rispetto al 2019. Più in generale, “la stabilizzazione dell’incidenza del sommerso al di sotto della soglia del 10 per cento per due anni consecutivi si innesta nel contesto di un lento ma continuo ridimensionamento del fenomeno”: nel 2014, al suo apice, era al 12 per cento del pil e poi è progressivamente sceso al 9,5 per cento. La strada, insomma, è quella giusta: bisognerebbe solo accelerare un po’ il passo.

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