Progressismo edilizio

Condoni e Superbonus, peggio di Salvini c'è l'ipocrisia del Pd

Luciano Capone

Misiani, responsabile economico del Pd, difende il voto dei dem in Lombardia: "Riguardava l'accesso ai bonus edilizi, non era un condono". Infatti andava oltre: si sanavano gli abusivi per dare i bonus

Le elezioni europee si avvicinano e Matteo Salvini, come per ogni altra campagna elettorale, ha deciso di sfoderare i suoi cavalli di battaglia: la lotta contro Bruxelles, il contrasto all’immigrazione, le pensioni anticipate e il condono edilizio. “Lo dico senza ipocrisia – ha dichiarato all’assemblea di Confedilizia – ci sono problemi di bilancio? Ci sono alcune centinaia di migliaia di piccole irregolarità architettoniche, edilizie e urbanistiche che stanno intasando gli uffici tecnici dei comuni di mezza Italia? Sì, e allora non sarebbe più saggio per quelle di piccola entità andare a sanare tutto quanto?”. La proposta ha, naturalmente, provocato una reazione indignata delle opposizioni contro la “strizzata d’occhio ai furbi” e un provvedimento “criminogeno” che non fa altro che alimentare l’“abusivismo edilizio”. Tutto il dibattito ruota attorno a delle frasi vaghe del ministro delle Infrastrutture, che non ha indicato il perimetro della sanatoria, ma ha semplicemente detto che si tratterebbe di “difformità non essenziali” che consentirebbe allo stato di “incassare soldi”, tesi appoggiata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha fatto riferimento alla “piccole irregolarità”. 


Salvini, successivamente, per indicare l’ambito della sanatoria, ha  fatto riferimento a una proposta approvata dalla regione Lombardia sottoscritta dal centrodestra e votata anche da Pd e M5s.  Al leader della Lega ha risposto il Pd, attraverso Antonio Misiani, dicendo che il governo Meloni “si accontenta di incassare quattro soldi, compromettendo il gettito futuro, pur di chiudere i conti per la prossima manovra e raccattare qualche voto in più”. Il responsabile economico del Pd, intervistato dalla Stampa, ha poi spiegato anche quale sarebbe la differenza tra il condono proposto da Salvini e la norma lombarda votata dal Pd: “Il voto in regione Lombardia riguardava l’accesso ai bonus edilizi e non certo operazioni di condono come quelle prefigurate da Salvini”, specificando che l’obiettivo era di superare “le difformità edilizie che impedivano l’accesso ai bonus, ad esempio il 110 per cento”.

La proposta della Lombardia, votata praticamente all’unanimità, in realtà, chiedeva al Parlamento un “ampliamento delle tolleranze costruttive”. In pratica si trattava di allargare le maglie della norma del Testo unico in materia edilizia, introdotta dal governo Conte II con il dl Semplificazioni, che introduceva i concetti di “tolleranze costruttive” e “tolleranze esecutive” che, sebbene fossero irregolarità, se  contenute “entro il limite del 2 per cento  delle  misure  previste  nel  titolo abilitativo”, non costituiscono più “violazioni edilizie”. Sono cioè sanate, senza neppure la necessità di pagare una sanzione. Approvato subito dopo il dl Rilancio che introduceva il Superbonus, l’obiettivo del dl Semplificazioni, come suggerisce il nome e come ammesso da Misiani, era quello di agevolare l’accesso ai bonus edilizi anche a chi era proprietario di un immobile con abusi e violazioni minori. E senza neppure chiedergli di pagare la sanatoria. Tutto è stato fatto “gratuitamente”, come peraltro nella logica del bonus del 110 per cento. 


Naturalmente anche la Lega, che quando c’è da fare una regalo a chi ha fatto abusi edilizi non si tira mai indietro, era favorevole anche a quel provvedimento. Ma questa vicenda dovrebbe aprire qualche riflessione nella sinistra indignata per il condono proposto da Salvini, di cui non si conoscono  i contorni, che chiede comunque a chi ha commesso una violazione di pagare. Perché la norma elogiata dalla mente economica di Elly Schlein non solo è una sanatoria che non pretende il pagamento di una sanzione, ma è addirittura fatta apposta per consentire di rifare con denaro pubblico case un po’ abusive. Insomma, a sinistra si ritiene immorale che l’autore di un abuso paghi lo stato per sanare una violazione, mentre si considera opportuno che sia lo stato a pagare lui profumatamente per rifargli la casa irregolare. E’ uno dei tanti paradossi del progressismo edilizio, che prometteva di fare crescita green e giustizia sociale a colpi di bonus immobiliari mentre produceva solo deficit e iniquità.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali