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Editoriali

Superbonus, i conti di Conte non tornano

Redazione

L’ex premier, che varò il credito fiscale al 110 per cento, attribuisce dati miracolosi del bonus all’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), che dice il contrario

Giuseppe Conte è tornato a parlare della più grande catastrofe contabile della storia della Repubblica dopo le baby pensioni: il Superbonus. L’ex presidente del Consiglio, che varò il credito fiscale al 110 per cento e per giunta liberamente cedibile, ha difeso la sua misura che ormai sfiora i 100 miliardi di euro di spesa con due argomenti falsi. Intervenendo al Forum Ambrosetti di Cernobbio, ha detto che se nel biennio 2021-22 “siamo stati la locomotiva d’Europa” con una crescita cumulata dell’11 per cento, il merito è in gran parte proprio del Superbonus. “Non è Tele5stelle a dirlo – ha affermato Conte – è scritto nella relazione dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, che il 40 per cento di quell’11 per cento di pil è dovuto a questo meccanismo”.

Che Conte non leggesse le relazioni dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) neppure da premier era noto, perché l’Upb è stato uno dei pochi istituti a mettere in guardia sin dall’inizio il decisore politico sulle storture e sui costi esorbitanti del Superbonus. Nella relazione di marzo 2023, citata da Conte, l’Upb calcola – peraltro in linea con la Banca d’Italia – che il moltiplicatore del Superbonus è “poco al di sotto dell’unità” e rispetto al contributo alla crescita del pil dell’investimento in costruzioni residenziali indicato dall’Istat per il 2021-22 in 2 punti percentuali, solo “la metà è ascrivibile all’incentivo fiscale”.

Quindi l’1 per cento del pil in due anni che, rispetto a una crescita di circa 11 punti, vuol dire meno del 10 per cento del totale. Cioè oltre quattro volte meno del 40 per cento di cui fantastica Conte. Non sono dati difficili da interpretare, anche perché sono stati spiegati in maniera abbastanza chiara – anche per i parlamentari del M5s – dalla presidente dell’Upb Lilia Cavallari in due audizioni, una al Senato e una alla Camera. Conte può legittimamente inventare numeri sul Superbonus, ma dovrebbe assumersene la paternità evitando di attribuirli a chi ha avvisato sin dall’inizio che sarebbe stato un disastro per i contribuenti. Altro che “gratuitamente”.