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editoriali

La carta acquisti del governo è l'ultima tappa di una strategia che non funziona 

Redazione

Nasce un nuovo bonus a tempo nell’Italia che non riesce proprio a capire che serve una svolta vera: più riforme contro la povertà

Nasce un nuovo bonus a tempo contro la povertà, la carta “Dedicata a te”, nell’Italia che non riesce proprio a capire che serve una svolta vera. Il raddoppio della spesa sociale per chi sta peggio e insieme il raddoppio  dei poveri, quanto cioè avvenuto nell’ultimo decennio, si spiega infatti solo con l’incapacità  della politica di riorientare flussi rilevanti della sua maxi spesa pubblica  al servizio di poche ma essenziali priorità. Più spesa  per formazione dei giovani e sostegni alla cura parentale, drastica svolta nelle politiche attive del lavoro, piena assunzione e condivisione delle capacità d’offerta del terzo settore. Dice il rapporto  Istat 2023: “Nel 2022 la quota di popolazione a rischio di povertà ed esclusione sociale è risultata pari al 24,4 per cento (era pari al 25,2 per cento nel 2021). La crescita economica, l’incremento dell’occupazione e dei redditi familiari hanno favorito una marcata riduzione della popolazione in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale (4,5 per cento rispetto al 5,9 per cento del 2021) mentre rimane invece stabile la popolazione a rischio di povertà (20,1 per cento)”. La ripresa dell’economia e degli occupati le ha attenuate, ma restano cifre paurose. Altro che “povertà abolita”, come si disse per il Reddito di cittadinanza.

Si dirà ora che è poca cosa, il nuovo bonus a tempo della Meloni, con mezzo miliardo di euro stanziato per combattere con una carta d’acquisto il morso dei prezzi alimentari sui più poveri: 382 euro in tutto a famiglia con Isee sotto i 15 mila euro per 1,3 milioni che se la passano peggio, per acquistare beni di prima necessità nelle catene della grande distribuzione che hanno fatto un accordo col governo. La stessa Meloni parla di “un piccolo ulteriore aiuto”. Ma è inevitabile osservare che i bonus temporanei sono la via sin qui seguita da tutti. La realtà  è che in un paese a bassa produttività e profonde asimmetrie di genere, territoriali e di innovazione, solo una gigantesca  riforma del welfare può generare  un’inversione di rotta che unisca crescita e giustizia sociale. Riformatori intrepidi, dove siete?

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