(Ansa)

Lo scenario

Deficit o inflazione? Il dilemma di Meloni contro il caro energia 

Mariarosaria Marchesano

Palazzo Chigi ha davanti a sé una strettoia e deve scegliere tra preservare l’equilibrio dei conti, a cui finora si è mostrato sensibile guadagnandosi un certo apprezzamento in Europa, oppure continuare a sostenere il tessuto sociale e produttivo ma facendo più debito

L’Italia è il paese che in Europa ha speso di più per sovvenzionare i costi energetici di famiglie e imprese nel 2022, secondo le stime della Commissione europea. E la scorsa settimana il governo Meloni, invece di avviare la graduale riduzione degli aiuti, come auspicato dalla Commissione, ha prorogato nel secondo trimestre di quest’anno parte delle misure di sostegno, soprattutto il taglio dell’Iva (dal 22,5 al 5 per cento). Ebbene, questa decisione ha un costo elevato e rappresenta la parte più rilevante del provvedimento da 4,9 miliardi di euro approvato da Palazzo Chigi. 

 

Come osserva l’ex capo economista del Mef, Lorenzo Codogno, “tale costo non è stato incluso nelle attuali proiezioni di bilancio ufficiali, anche se probabilmente sarà finanziato dai risparmi derivanti dalle misure precedenti”. I dettagli non sono ancora disponibili, ma è sicuro, dice al Foglio Codogno (London School of Economics), che “si tratta dell’ultima opportunità che ha il governo di fornire sostegno energetico a famiglie e imprese senza impattare sui conti pubblici: se nel terzo trimestre vorrà mantenere gli aiuti, non avrà altra scelta che aumentare il deficit. D’altro canto, se già questa estate dovesse riportare l’Iva sulle bollette ai livelli precedenti, farà aumentare l’inflazione”. 

 

In pratica, Palazzo Chigi ha davanti a sé una strettoia e deve scegliere tra preservare l’equilibrio dei conti, a cui finora si è mostrato sensibile guadagnandosi un certo apprezzamento in Europa, oppure continuare a sostenere il tessuto sociale e produttivo ma facendo più debito. Il ragionamento guarda oltre la fine di giugno e si misura con le previsioni del calo dell’inflazione che, assicura l’economista, non avverrà in modo convincente prima dell’autunno. La scorsa settimana il governo probabilmente ha deciso che le misure fiscali erano ancora necessarie in quanto l’inflazione è rimasta in Italia su livelli elevati: 8,2 per cento a marzo con la componente energetica ancora aumentata di oltre il 28 per cento su base annua. Il punto, però, è che la corsa dei prezzi continuerà a rallentare nei prossimi mesi, ma solo a partire da ottobre, prevede Codogno, comincerà il crollo che sarebbe in grado di assorbire rapidamente l’impatto degli aumenti dell’Iva sulle bollette. 

 

Che cosa succederà nel terzo trimestre, quello che va da luglio a settembre? “Se a quel punto l’esecutivo volesse riportare l’Iva ai livelli pre-crisi energetica potrebbe rischiare di spingere nuovamente al rialzo l’inflazione nuocendo alle aspettative”. L’unico modo per evitare questo effetto indesiderato sarebbe di mantenere l’Iva al 5 per cento anche nel terzo trimestre, è così? “Ma il governo non può permettersi di estendere nuovamente queste misure al terzo trimestre perché sono molto costose per i conti pubblici”. Insomma, esiste la possibilità che Palazzo Chigi sia costretto a votare uno scostamento di bilancio quando si è già distinto in Europa essere stato il più generoso nell’attutire l’impatto del caro vita. “Inoltre, la Commissione europea ha già raccomandato ai paesi la graduale eliminazione di queste misure, a partire da quelle meno mirate come la riduzione dell’Iva”. Gli stati membri, infatti, dovrebbero evitare gli aiuti generalizzati e tutelare solo chi ne ha veramente bisogno. E’ cosi? “La soluzione alternativa era tagliare l’Iva, ampliare il bonus sociale e lo sconto sulla bolletta destinato alle famiglie a basso reddito. Insomma, un percorso verso un’uscita graduale e ordinata, ma riportando subito l’Iva al suo livello originario”. 

 

Non si può dire, però, che il governo Meloni non abbia fatto sforzi per ridurre incentivi pubblici in vari settori con misure anche impopolari “E’ vero, ha deciso, per esempio, di ritirare il sostegno ai prezzi per la benzina nel primo trimestre 2023, ma le misure per le bollette del gas e dell’elettricità restano generose mentre dovrebbero diventare più mirate”. 

 

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