Ursula von der Leyen (Lapresse)

Aiuti non neutrali

Con le nuove regole sugli aiuti di stato l'Ue rinuncia alla neutralità tecnologica

Simona Benedettini

Il Temporary Crisis and Transition Framework che verrà discusso fra due giorni intende supportare la competitività dell’industria europea, tutelandola dal caro prezzi energia e incoraggiandone il contributo alla transizione energetica. Un sostegno che potrà arrivare sino a 300 milioni di euro

Tra due giorni, nell’ambito del Consiglio speciale dei capi di governo Ue, sarà discusso a Bruxelles il Temporary Crisis and Transition Framework (Tctf), il nuovo quadro temporaneo in materia di aiuti di stato proposto dalla Commissione europea. Quest’ultimo intende supportare la competitività dell’industria europea tutelandola dal caro prezzi energia e incoraggiandone il contributo alla transizione energetica. Gli aiuti trattati sono di due tipi. Gli aiuti “standard” come trasferimenti diretti, sovvenzioni, interessi agevolati e garanzie pubbliche su prestiti e indipendenti dal settore di appartenenza del beneficiario. E, poi, gli aiuti a sostegno dell’attuazione del piano RePowerEU. Rientrano in questo secondo gruppo i sostegni a copertura dei costi aggiuntivi derivanti dagli aumenti eccezionali dei prezzi energetici, i sussidi per la riduzione dei consumi elettrici, gli aiuti sugli investimenti per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili, per i sistemi di stoccaggio dell’energia elettrica, per la decarbonizzazione dei processi industriali e per i settori strategici per la transizione energetica.

 

Le modalità di applicazione sono variegate. Per esempio, per gli aiuti standard è previsto un tetto di due milioni di euro per beneficiario. Diversamente, per gli aiuti legati al caro bollette, il limite è di quattro milioni di euro con copertura di solo il 50 per cento della maggiore spesa per consumi energetici. In questo caso, soglie più generose sono previste per talune categorie di imprese come gli energivori. Gli investimenti in generazione elettrica rinnovabile e in sistemi di stoccaggio dell’elettricità potranno ricevere invece un supporto sino al 100 per cento dei costi di capitale, se l’aiuto è corrisposto tramite gara.

 

Tuttavia, la cifra distintiva del nuovo quadro di aiuti sta nel supporto ai settori “strategici” per la transizione energetica: batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori e sistemi di cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio (Ccus). La concessione dell’aiuto è condizionata alla verifica di diverse condizioni, tra cui l’esistenza di un rischio concreto di delocalizzazione al di fuori della Ue o da uno stato membro all’altro. Gli aiuti potranno coprire sino al 10 per cento dei costi di investimento e non potranno superare i 100 milioni di euro per beneficiario. Per le grandi imprese situate in regioni “depresse” il sostegno potrà arrivare sino al 30 per cento dei costi ammissibili e a 300 milioni di euro. La carta degli aiuti di stato a finalità regionale dell’Italia 2022-2027 ha identificato tali aree con: Basilicata, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise. Inoltre, a talune condizioni,  l’aiuto potrà essere aumentato sino a concorrenza del sostegno che, in alternativa, sarebbe stato offerto da un paese terzo all’impresa richiedente. Si tratta di un quadro che, come dichiarato  dalla presidente della Commissione von der Leyen, rappresenta un tentativo di fronteggiare le iniziative protezionistiche di altri paesi. Tra tutte, l’Inflationary Reduction Act degli Stati Uniti.

 

Se è vero che per non perdere terreno sui mercati globali occorre rispondere alle misure protezionistiche di altri paesi, è altresì vero che rinunciare al principio di neutralità tecnologica rischia di provocare quella frammentazione del mercato interno che proprio con il Tctf Bruxelles intende evitare. Per esempio, il piano RePowerEU prevede circa 35 miliardi di metri cubi di biometano al 2030. Ma le nuove regole sugli aiuti sembra ignorarlo. Non bisogna poi dimenticare che l’aumento della generazione elettrica rinnovabile richiede nuovi investimenti in centrali a gas per garantire la continuità dei consumi elettrici. Eppure, nonostante la dimenticata Tassonomia Ue sugli investimenti sostenibili ponesse limiti emissivi agli impianti a gas da soddisfare solo con investimenti esosi, il Tftc non parla di produzione termoelettrica. Rinunciando al principio di neutralità tecnologica, gli aiuti non diventano altro che una politica industriale sbagliata che aumenta ulteriormente i costi della transizione energetica per famiglie e imprese e distrugge inoltre segmenti di mercato in favore di altri.