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promossi a metà

Bonus edilizia, costi energia e apprendistato. Confartigianato ci spiega cosa manca in manovra

Marco Granelli

La legge di Bilancio licenziata dal governo è incoraggiante. Ma ci vuole uno scatto di orgoglio per difendere le nostre produzioni e l'innovazione espressa dall'artigianato e dalle piccole imprese

In attesa del varo definitivo del Parlamento, la legge di Bilancio 2023 esprime complessivamente apprezzabili impegni da parte del governo. Costruita in tempi record, in un quadro di compatibilità con le misure del Pnrr e i conti della finanza pubblica, la manovra si pone in continuità con i provvedimenti già assunti dal precedente esecutivo e concentra le risorse sulla priorità assoluta di ridurre l’impatto dei rincari dell’energia su imprese e famiglie. 

Una robusta e pragmatica risposta all’emergenza, quindi, alla quale si affiancano linee di intervento di più ampio respiro orientate a gettare le basi della tanto attesa riforma fiscale, a semplificare la vita delle imprese e a salvaguardare concretamente il sistema manifatturiero made in Italy, favorendo anche la creazione di lavoro.  Si tratta di obiettivi che incrociano le aspettative più volte ribadite da Confartigianato, anche nel corso dei confronti che in queste settimane abbiamo avuto con i rappresentanti del governo, a cominciare da quello con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

La nostra attesa è per un nuovo corso di politiche economiche “a misura” di artigiani e di micro e piccole imprese, capaci di valorizzarne la qualità, l’innovazione, la capacità competitiva.  Il made in Italy è un “motore” sempre acceso. Ma va alimentato con il carburante della fiducia. E va sgombrata la strada dai tanti ostacoli che intralciano il cammino degli imprenditori. I segnali di vitalità manifestati dagli artigiani e dalle piccole imprese vanno incoraggiati con uno sforzo altrettanto energico da parte di chi guida il paese per modificare un contesto spesso ancora ostile alla libertà d’iniziativa economica. Occorre realizzare il giusto equilibrio tra le scelte di rigore e le indispensabili opzioni per la crescita: riduzione della pressione fiscale, lotta alla burocrazia, contenimento dei costi della Pubblica amministrazione, migliore accesso al credito, servizi pubblici e infrastrutture efficienti, giustizia rapida, welfare attento alle nuove esigenze dei cittadini e degli imprenditori.

 

Serve uno scatto di orgoglio per difendere le nostre produzioni e il contenuto di competenze, gusto, creatività, qualità, flessibilità, innovazione espresso dall’artigianato e dalle piccole imprese. Abbiamo bisogno di interventi mirati ai settori più innovativi, ma servono anche progetti di valorizzazione dei comparti forti del nostro manifatturiero tradizionale. Va ripensata e sostenuta una politica formativa per orientare i giovani nel mercato del lavoro. In questo senso, mancano all’appello misure sulle quali Confartigianato sollecita azioni rapide e risolutive. Ne va addirittura della sopravvivenza di molte imprese. Mi riferisco allo sblocco dei crediti fiscali incagliati delle aziende che hanno utilizzato i bonus edilizia, al taglio degli oneri generali di sistema nelle bollette di luce e gas delle imprese con potenza superiore a 16,5 kW, alla decontribuzione triennale per le assunzioni di apprendisti.

Sul fronte dei crediti fiscali, la misura che prevede prestiti garantiti tramite la Sace erogabili dalle banche rischia di non risolvere i problemi delle imprese. Per Confartigianato, la strada più semplice ed efficace rimane invece quella di affidare a un compratore di ultima istanza come Cassa depositi e prestiti l’acquisto dei crediti fiscali incagliati. E, in prospettiva, ci aspettiamo un ripensamento razionale e strutturale degli incentivi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare, evitando di ripetere gli “stop and go” normativi sui bonus edilizia che, negli ultimi due anni e mezzo, hanno subìto ben 224 modifiche, una ogni 16 giorni.

 

Quanto ai costi dell’energia, occorre eliminare definitivamente gli oneri generali di sistema dalle bollette elettriche delle imprese manifatturiere con potenza sopra i 16,5 kW. Non è pensabile, infatti, chiedere a un imprenditore passato dai 7 mila euro mensili di costi energetici del 2021 ai 14 mila euro mensili del 2022 di sborsare, dal prossimo anno, anche 2 mila euro al mese per gli oneri generali del sistema elettrico.
La formazione al lavoro è un altro tema sul quale bisogna fare di più: per questo chiediamo venga ripristinata la decontribuzione totale, per i primi tre anni, del contratto di apprendistato applicato dalle imprese artigiane e dalle aziende fino a 9 dipendenti. In questo modo si investirebbe concretamente sulla capacità delle nostre imprese di creare competenze e di offrire ai giovani nuove opportunità di occupazione.

 

Marco Granelli
presidente di Confartigianato

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