Lavoratori assemblano un furgone elettrico nello stabilimento Ford di Colonia, in Germania (Foto AP/Martin Meissner) 

editoriali

Un inverno di contrazione

Redazione

L’Ue prevede inflazione e bassa crescita. I dati italiani e la recessione tedesca

L’economia dell’Unione europea va verso un inverno di recessione, con una forte contrazione alla fine dell’anno, ma la crescita nel 2022 si è dimostrata più forte di quanto previsto di fronte alle ripercussioni della guerra in Ucraina, secondo le previsioni economiche d’autunno della Commissione.

 

Per la Commissione, nel 2022 il pil dell’Ue dovrebbe crescere del 3,3 per cento (3,2 per cento nell’area euro), ben al di sopra del 2,7 per cento delle previsioni estive. È nel quarto trimestre che è attesa una recessione che dovrebbe proseguire anche nel primo trimestre del 2023. “La crescita dovrebbe ritornare in Europa in primavera, quando l’inflazione allenterà gradualmente la sua presa sull’economia”, ha detto la Commissione. Il prossimo anno sarà di bassa crescita: 0,3 per cento. Dal 2024 il pil dovrebbe riprendersi, con una media del 1,6 per cento.

 

Le cifre più preoccupanti riguardano l’inflazione e i deficit. La Commissione vede il picco dell’inflazione alla fine dell’anno al 9,3 per cento nell’Ue ma resterà elevata anche il prossimo anno: 7 per cento. Quanto al deficit, il prossimo anno dovrebbe tornare a crescere al 3,6 per cento. Le stesse tendenze si registrano per l’Italia, per la quale la Commissione prevede “una contrazione questo inverno. Grazie alla solida crescita nei primi tre trimestri di quest’anno, la crescita del pil reale è stimata al 3,8 per cento nel 2022, prima di un rallentamento allo 0,3 per cento nel 2023 e una ripresa all’1,1 per cento nel 2024”. Per quest’anno, l’economia italiana fa meglio di Germania (1,6,) e Francia (2,6), e per il prossimo anno la Germania è prevista in recessione, la malata d’Europa.

 

Per l’Italia le proiezioni della Commissione non tengono conto delle politiche annunciate dal nuovo governo di Giorgia Meloni, quindi la stima di crescita dello 0,3 per cento nel 2023 è uguale al tendenziale della Nadef. La preoccupazione maggiore riguarda il deficit, ma ci sono anche segnali di un rallentamento nell’occupazione. Il tasso di disoccupazione dovrebbe salire dall’8,3 per cento nel 2022 all’8,5 per cento  nel 2024.

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