Foto di Filippo Antimiani, via LaPresse 

Editoriali

L'interesse dell'Italia in Europa resterà isolato anche con Meloni

Redazione

Sull'energia ma non solo. Dal governo di Mario Draghi a quello attuale c'è un problema comune: il fallimento delle nostre ambizioni, a cominciare dall'ipotesi di un debito comune, a livello internazionale verrà messo nel conto del "sovranismo" 

Giorgia Meloni vuole avere una voce “più forte” in Europa, ma il guaio (suo e dell’Italia) è che non sono in molti disposti a starla a sentire, come si è capito dall’andamento dei suoi primi colloqui. D’altra parte anche Mario Draghi aveva insistito sull’esigenza di una risposta comune alla crisi energetica, e non aveva cavato un ragno dal buco. Il fatto è che spostare nel Mediterraneo il punto di approdo principale delle risorse energetiche è un progetto che, al di là dei tempi di realizzazione non immediati, comporta uno spostamento dei pesi e degli equilibri geopolitici che non convince l’Europa al di là delle Alpi.

 

A parte qualche frase di Emmanuel Macron quell’obiettivo non trova sostegni di qualche peso. Al di fuori di questa prospettiva, le richieste italiane di una politica energetica comune finiscono col consistere soltanto nella ipotesi di finanziamento attraverso il debito europeo delle spese per contrastare l’emergenza, il che non piace soprattutto alla Germania, che ha deciso di stanziare duecento miliardi sul proprio bilancio proprio per far capire che su questo tema ognuno deve fare da sé. Naturalmente questo fallimento annunciato delle nostre aspirazioni verrà messo nel conto del “sovranismo” del governo di destra-centro nelle analisi delle opposizioni, considerato un’ulteriore dimostrazione dell’inefficienza delle strutture europee da parte dei sostenitori della maggioranza.

 

Purtroppo non sono i governi italiani a non ottenere udienza, è capitato lo stesso a Draghi e capiterà probabilmente lo stesso a Meloni: è l’interesse dell’Italia a essere isolato. Sostenerlo con l’autorevolezza e la persuasione, come ha fatto Draghi, o con una voce “più forte” come ha detto Meloni, non cambia un granché. Quello che mancava ieri e manca tuttora è un sistema di alleanze intergovernative che tenga insieme in modo equilibrato interessi che sono e resteranno diversi, un sistema che è entrato in crisi come dimostrano le tensioni tra Parigi e Berlino, al quale bisognerebbe sostituirne uno nuovo, il che è tutt’altro che facile.