(foto Ansa)

Il messaggio di Cna al governo: raffreddare le bollette e accelerare gli investimenti

Sergio Silvestrini

La gelata dell’economia e l’impennata dei prezzi produrranno una contrazione dei consumi, la compressione del potere d’acquisto, una frenata delle esportazioni. Per compensare tali andamenti la strategia di politica economica è obbligata

I venti della recessione soffiano sull’economia mondiale con l’acuirsi della crisi energetica e la spirale inflazionistica. I principali previsori internazionali hanno drasticamente tagliato le stime sul 2023 dalle quali emerge una fotografia a tinte decisamente plumbee sulla congiuntura a qualsiasi latitudine. La Cina sperimenterà la minor crescita da 40 anni, gli Stati Uniti sono già in piena decelerazione e viaggiano a un ritmo pari a un terzo dell’area euro e nel 2023 non andranno oltre lo 0,5 per cento secondo le previsioni di Ocse e Fmi che hanno sforbiciato anche le prospettive sull’Eurozona, passando dall’1,2-1,4  a un misero 0,3 per cento per l’anno prossimo. I paesi più dipendenti dal gas mostrano i numeri peggiori, in particolare la Germania che accuserà una contrazione del pil (-0,7 per cento per l’Ocse e -0,3 per il Fmi). Per il nostro paese il Fondo monetario stima una lieve recessione dello 0,2 per cento mentre le previsioni dell’Ocse (+0,4) sono in linea con quelle della Nadef (+0,6).

Sul cupo scenario incombe inoltre l’incertezza della politica monetaria per contrastare l’inflazione. Il rialzo dei tassi da parte della Bce era ampiamente scontato ma quanto saliranno e per quanto tempo sono due temi cruciali sui quali la risposta della Banca centrale è stata piuttosto ambigua. Il motivo è che siamo su un terreno inesplorato, confermato dalla decisione della stessa Bce di abbandonare la forward guidance che per anni ha consentito agli operatori di comprendere gli orientamenti della politica monetaria. La declinazione della congiuntura sull’Italia e l’Europa evidenzia che le ragioni che alimentano il clima recessivo sono di natura esogena. Se non si può intervenire sulle cause si devono adottare misure e strumenti per contrastarne gli effetti negativi.

 

A livello continentale è urgente recuperare lo spirito e le politiche sperimentate per fronteggiare la pandemia frenando le tentazioni individualiste che finiscono per generare distorsioni a un mercato interno già traballante e rendono ancora più impervio il percorso di modernizzazione della governance europea. Sul piano nazionale il nuovo governo è chiamato ad agire immediatamente. La gelata dell’economia e l’impennata dei prezzi produrranno una contrazione dei consumi, la compressione del potere d’acquisto, una frenata delle esportazioni. Per compensare tali andamenti la strategia di politica economica è obbligata. Da un lato mantenere le misure di contenimento delle bollette e dall’altro accelerare gli investimenti pubblici e stimolare quelli privati. 

Gli spazi offerti dalle finanze pubbliche dovranno essere saldamente ancorati su queste due direttrici. Per contrastare il caro-energia servirà probabilmente un approccio diverso, non più universalistico ma introducendo criteri selettivi. Per l’anno in corso il governo ha erogato circa 57 miliardi di euro per calmierare le bollette che per molte imprese e famiglie sono a livelli insostenibili. Concentrare le risorse è tecnicamente complesso ma necessario per non disperdere un pezzo rilevante del tessuto produttivo e impedire a molte famiglie di sprofondare nella povertà assoluta. Per favorire la semplicità, come Cna chiediamo se invece di inseguire con il fisco gli extraprofitti non sia più efficace un intervento delle autorità di regolazione (nazionali ed europee) per impedire la formazione di profitti impropri.

Sul capitolo investimenti, il 2023 dovrà almeno rispettare la programmazione di spesa pubblica collegata al Pnrr che si traduce in oltre 40 miliardi di euro. L’emergenza gas ha fatto sì che l’Europa ammetta di privilegiare gli investimenti energetici senza dover procedere a una lunga e complessa revisione dei piani nazionali. Gli ultimi due decenni mostrano la stretta correlazione tra andamento del pil e volume degli investimenti pubblici, specialmente quelli per potenziare la dotazione infrastrutturale, materiale e immateriale. Altrettanto fondamentale sarà l’azione di stimolo agli investimenti privati, mettendo anche ordine nel variegato sistema degli incentivi a partire dalle procedure di assegnazione che sempre più spesso somigliano a una lotteria.

La conferma e il potenziamento degli incentivi 4.0 consentirà di sostenere anche la domanda per beni intermedi e consumi finali, quanto mai importante nei prossimi trimestri. Altro elemento cruciale il sistema degli ecobonus. Nonostante le incertezze normative, gli interventi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare hanno dato una spinta decisiva al recupero del pil nel 2021-2022.  Soltanto il superbonus tra gennaio e settembre ha attivato interventi per 35 miliardi di euro con un notevole effetto leva. La Cna si è sempre detta disponibile a uniformare e riordinare il sistema degli ecobonus, anche intervenendo sull’entità del beneficio, ma in un quadro di stabilità e certezza della misura nel medio-lungo termine. La possibilità di programmare è il principale requisito per un mercato ordinato ed è quanto chiedono le famiglie e le imprese.  Il paese deve affrontare un periodo difficile e al nuovo governo rinnoviamo l’invito a sottoscrivere un nuovo patto sociale. L’entità delle sfide richiede il pieno coinvolgimento delle migliori energie dell’Italia.

Sergio Silvestrini
segretario generale Cna

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