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crisi energetica

Perché avere gli stoccaggi pieni di gas potrebbe non bastare a superare l'inverno

Andrea Paltrinieri

L'ultimo report dell’Agenzia Internazionale dell’energia è una doccia fredda per tutti coloro che evocano la “speculazione” nel mercato Ttf. Inoltre, se il meteo non fosse in linea con la media storica ma risultasse più rigido, dovremmo aspettarci riduzioni della domanda

Nei giorni scorsi l’Agenzia Internazionale dell’energia, meglio nota come International energy agency (Iea), ha diffuso il suo report trimestrale sul mercato globale del gas naturale (Gas market report, Q4-2022).

Questo documento appare interessante per diverse motivazioni. In primis, è una doccia fredda per tutti coloro che evocano la “speculazione” nel mercato Ttf. Infatti, il report Iea dimostra come l’evoluzione del prezzo di suddetto mercato sia legato alle componenti di domanda e offerta tipiche di questa materia prima e alla capacità di attrarre flussi di gas naturale liquefatto (Gnl) statunitense, mettendo in difficoltà alcuni paesi asiatici (Pakistan e Bangladesh). In secondo luogo, effettua una disamina accurata delle potenziali condizioni degli stoccaggi in Europa, durante il periodo invernale e alla fine dello stesso (end of season storage), in ipotesi di stop complessivo di flussi di gas dalla Russia, considerando diversi scenari: alti e bassi flussi di importazione di Gnl e potenziali condizioni di freddo intenso verso la fine dell’inverno. Questo, al di là di avvalorare l’approccio per scenari, in linea con ciò che è stato recentemente scritto su questo quotidiano in relazione all’impatto del meteo sulla domanda residenziale commerciale, evidenzia un altro problema, ovvero la capacità degli stoccaggi di gestire i flussi di consegna durante i picchi di domanda e in diverse fasi dell’inverno. A tal punto vale la pena ricordare che gli stoccaggi sono una componente necessaria per superare l’inverno, gestendo i “picchi” di domanda, ma non sufficiente essendo indispensabili i flussi e la produzione nazionale. 

Ma, anche considerando il fatto che gli stoccaggi abbiano raggiunto un livello ottimale, l’87 per cento della loro capacità il 26 Settembre 2022, ci dice Iea, non si deve abbassare l’attenzione sul mantenimento di un adeguato livello degli stessi durante la seconda parte della stagione invernale. Infatti, potenziali ondate di freddo nei mesi di febbraio e marzo sono difficilmente gestibili dal sistema degli stoccaggi, specialmente se il livello degli stessi è molto basso. La consegna di gas (deliverability) diventa sempre più difficoltosa con il decrescere del livello di gas stoccato a causa della minore pressione del giacimento stesso. Questo comporta una minore reattività da parte dei siti deputati allo stoccaggio, sia in termini di volume che di tempistica, alle variazioni di domanda verso i mesi finali della stagione invernale, rendendo il sistema particolarmente vulnerabile ai picchi di freddo. Per esempio, facendo un raffronto con il sistema americano, nel freddo inverno 2013-2014 il mercato statunitense Henry Hub ha iniziato a incorporare problemi di consegna di gas nel periodo di febbraio-marzo, nel momento in cui le scorte sono andate al di sotto dei 1.000 miliardi di piedi cubici, considerato un livello di allerta. Si possono manifestare sia problemi di vera e propria consegna, ma anche problemi di rialzo importante dei prezzi. 

L’implicazione di tale analisi è la seguente: se è vero che il livello di stoccaggio è confortevole ad ora per poter affrontare i picchi di domanda invernale, è anche vero che dobbiamo tenerne sotto controllo la sua evoluzione, in tandem con i flussi provenienti dalla Russia e con le temperature. Se le forniture provenienti dalla Russia dovessero azzerarsi, in una delle ipotesi peggiori di basso afflusso di Gnl, l’Iea ci dice che per mantenere un livello di gas negli stoccaggi di circa il 33 per cento, dovremmo ridurre la domanda del 13 per cento, con un meteo in linea con la media storica. Se il meteo non fosse in linea con la media storica, ma si presentasse più freddo, dovremmo aggiungere riduzioni della domanda causate dal meteo (si ricordino gli heating degrees). Questa è la peggiore delle ipotesi, certamente, ma ragionare per scenari aiuta ad anticipare il problema, nel caso si verificasse. Da ciò deriva l’ultima considerazione: bene avere gli stoccaggi pieni, ma non possiamo arrivare a usare l’ultima molecola di gas, senza rischiare molto.

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