Foto di Alessandro di Marco, via Ansa  

progettare una soluzione

Garantire liquidità senza pesare sul debito. Idea contro il caro energia

Fabrizio Pagani

La proposta del Bridge, il ponte, per sostenere i costi e garantire la continuità della produzione. Un piano che non impatta eccessivamente sulla finanza pubblica, ma potrebbe aiutare a superare questa fase difficile

Gas, elettricità, prezzi impazziti: l’impennata dei costi dell’energia sta generando un impatto fortissimo sul tessuto produttivo del paese. Le imprese affrontano un’esplosione di costi senza riuscire a trasferire questo aumento sul prezzo finale. La magnitudine e l’oscillazione degli aumenti è tale da sballare listini, ordinativi, magazzini. Alla richiesta di intervento dei poteri pubblici, il governo ha già stanziato diverse decine di miliardi per fiscalizzare alcuni degli oneri delle bollette, per crediti di imposta per imprese e per altre misure di mitigazione dell’impatto.

 

Vi è tuttavia una misura temporanea, una sorta di “Bridge Energia”, che potrebbe essere utile ed efficace, costa molto poco ed è di semplice attuazione: una misura che fornisca la liquidità necessaria alle imprese per sostenere gli alti costi energetici e garantire la continuità della produzione, attraverso l’erogazione di credito garantito dallo stato. La proposta, presentata dall’Associazione M&M–Idee per un paese migliore, richiama il meccanismo che ha garantito il credito al sistema produttivo italiano durante il lockdown nella primavera 2020 e consiste in una garanzia pubblica – fornita dal Fondo Pmi – per il credito ad imprese, lavoratori autonomi ed enti del terzo settore.

 

L’importo massimo del prestito dovrebbe essere pari alla differenza tra il valore dell’energia consumata nel 2021 ai prezzi del 2022 e il costo sostenuto per l’energia nel 2021, cioè il valore dell’energia consumata nel 2021 ai prezzi del 2021, in modo da coprire solamente la differenza tra la struttura di costo realmente ascrivibile all’aumento del costo dell’energia. In alternativa, per le attività più piccole, si potrebbe prevedere un grant con un massimale di 3000 euro a coprire la differenza dei costi in energia come definita per il prestito. Tale misura dovrebbe essere concordata a livello europeo nell’ambito del temporary framework per l’emergenza russa-ucraina.

 

La proposta ha diversi vantaggi: non impatta in maniera eccessiva sulla finanza pubblica, che già ha sostenuto corposi interventi per gestire la crisi energetica, e riuscirebbe a garantire quella liquidità necessaria alle imprese per superare la fase dei costi energetici più esosi, evitando i blocchi della produzione. Ovviamente la misura non risolve tutti i problemi delle imprese legati al costo dell’energia, che dovranno essere affrontati con una strategia comprensiva di diversi strumenti, come il price cap al gas russo, la differenziazione degli approvvigionamenti, il sostegno diretto alle imprese e l’aumento dell’offerta di energia.

 

Sarebbe però un ottimo strumento bridge, un “ponte” appunto, estremamente importante per fornire alle imprese in difficoltà la liquidità necessaria a superare il momento di emergenza. Brigde Energia non è il silver bullet per la soluzione della crisi energetica, ma supporta le imprese e con un impatto limitato sulla finanza pubblica.

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