(Foto di Ansa) 

La relazione del procuratore generale

I problemi di tempistica coinvolgono anche le opere finanziate dal Pnrr

Giacinto Della Cananea

C'è uno scarto tra le norme e la realtà effettuale, anzi a volte anche le norme peggiorano, anziché migliorare. La Corte dei conti illumina l’inefficienza degli uffici pubblici

Contrariamente a quanto è accaduto nei primi anni di questa legislatura, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza il problema della modernizzazione della pubblica amministrazione è stato affrontato nel suo insieme. Ne sono stati indicati gli aspetti centrali: il miglioramento della capacità decisionale, il rafforzamento dei processi di selezione, la “sburocratizzazione, per ridurre i costi e i tempi che attualmente gravano su imprese e cittadini”. Sono stati determinati obiettivi specifici. Sono stati fissati i termini per il loro conseguimento. A distanza di più di un anno dall’approvazione del Pnrr, alcuni obiettivi sono stati raggiunti, a livello normativo, com’è dimostrato dalla relazione predisposta dal sottosegretario Garofoli il mese scorso. Il ministro Brunetta ha aggiunto, a ragione, che per la prima volta la pubblica amministrazione non è inclusa tra gli aspetti censurati dalla Commissione nelle consuete raccomandazioni di giugno. 


Tuttavia, alcuni indizi fanno temere che al grande sforzo profuso dal governo nel modificare le norme non corrisponda un cambiamento reale delle nostre amministrazioni. E’ emblematica la situazione dei loro pagamenti. La relazione del Procuratore generale della Corte dei conti presentata alla fine di giugno in vista dell’approvazione del rendiconto generale dello Stato segnala che perfino tra i ministeri solo alcuni hanno rispettato la scadenza di 30 giorni stabilita dall’UE (per il Ministero dell’interno ne servono più di 60); non esita ad affermare che il fenomeno è preoccupante; sottolinea la contraddizione tra gli ambiziosi obiettivi del Pnrr e l’accumulo di ritardi che penalizza le imprese, beneficiarie degli interventi europei. Il problema dei tempi comincia a mostrarsi in tutta la sua gravità anche per le opere finanziate dal Pnrr. Basti pensare all’ammodernamento della rete ferroviaria vicino Bari, un’opera da quasi 400 milioni di euro, più della metà dei quali finanziati dal Pnrr, la cui sua realizzazione è stata sospesa pochi giorni fa dal tribunale amministrativo regionale. Insomma, vi è uno scarto tra le norme e la realtà effettuale.


Talvolta, anche le norme peggiorano, anziché migliorare. E’ il caso della selezione dei funzionari pubblici. Il Pnrr ribadisce che il concorso resta “la modalità ordinaria per l’accesso al pubblico impiego”; d’altronde, è l’unico strumento che garantisce al tempo stesso l’eguaglianza tra i cittadini e l’efficienza dei pubblici uffici. Però, pochi giorni fa il Parlamento ha prorogato per più di due anni la riserva di ben metà dei posti nei concorsi pubblici a favore dei precari. Le norme più favorevoli, lesive dell’eguaglianza dei cittadini, sono così messe sullo stesso piano del concorso. Anziché gioire per l’approvazione di queste norme, i nostri politici dovrebbero rendersi conto che senza amministratori più qualificati non riusciremo a rilanciare la produttività dell’intero paese, né a migliorare i servizi pubblici.

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