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Banche e sanzioni. L'Ue esclude Sberbank da Swift. “Ma con l'embargo può favorire la Russia”, dice Rosa (Lse)

Mariarosaria Marchesano

La Russia si è dimostrata meno vulnerabile sul piano economico e finanziario di quanto l’Europa avesse previsto. L’unica alternativa sono le armi?

L’esclusione di un gruppo di banche minori russe dal sistema dei pagamenti internazionali Swift a inizio marzo ha lasciato sostanzialmente intatta la stragrande maggioranza del sistema finanziario della Russia che è riuscita, tra l’altro, a schivare il default. In pratica, la sanzione si è rivelata inefficace. La decisione presa dalla Commissione europea di tagliare fuori dal circuito un colosso come Sberbank, che non solo è la principale banca russa ma insieme a Gazprombank è il  principale canale di pagamento per petrolio e gas, dovrebbe fare più male a Putin considerato anche che in questo sesto round di sanzioni è incluso l’embargo sul greggio. Sarà così? 

  
“Non ne sarei tanto sicuro”, dice al Foglio Brunello Rosa, professore alla London School of Economics e ceo della società di ricerca Rosa&Roubini. Secondo Rosa l’esclusione di Sberbank da Swift può essere messa in relazione alla decisione della Commissione Ue di rifiutare la proposta di Janet Yellen, segretario del Tesoro Usa, di introdurre un tetto, un cap, al prezzo del petrolio. “A una soluzione ragionevole l’Europa ha preferito la strada molto più scivolosa dell’embargo perché ossessionata dall’idea di dimostrarsi autonoma dagli Stati Uniti, ma attenzione perché questa decisione potrebbe fare il gioco del sanzionato”. Yellen ha messo in guardia dal rischio di un aumento dei prezzi del petrolio. “È esattamente quello che può succedere – dice Rosa –. L’embargo riduce la quantità di materia prima a disposizione a fa lievitare le sue quotazioni sul mercato in quanto i paesi importatori saranno costretti ad approvvigionarsi altrove, a un prezzo maggiorato. Quindi, questa supposta sanzione potrebbe rivelarsi un  boomerang per i paesi europei che da gas e petrolio dipendono. A ciò si aggiunge il rischio che la Russia, in attesa di creare un proprio sistema dei pagamenti internazionali, si affidi al cinese Cips, anche se non è evoluto come Swift”.  

  
Ma c’è chi, come il think tank Bruegel, ritiene che l’Ue sia stata finora troppo timida perché ha bloccato solo quattro banche russe su dieci lasciando che il grosso delle transazioni fosse preservato. L’Europa, riflette Bruegel, è stata giustamente elogiata per le sue azioni sul fronte finanziario, adottate  due giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio. Le sanzioni che ha applicato insieme a Usa, Regno Unito, Canada e Giappone, hanno infranto il mito della “fortezza Russia” costringendo la banca centrale guidata da Elvira Nabiullina ad aumentare i tassi con ripercussioni negative per il credito russo e le prospettive di crescita, nonostante lo sforzo di sostenere il rublo. Ma quando si è trattato di intervenire su singole banche, l’Ue si è dimostrata più prudente probabilmente per timori legati alla stabilità finanziaria.

 

Adesso, però, il grande passo è stato fatto: a Sberbank sarà interdetto l’accesso a Swift e per Bruegel gli acquirenti europei di idrocarburi russi possono fare a meno di questa banca potendo operare attraverso altri canali come Gazprombank o la Russian regional development bank (affiliata di Rosneft). “Probabilmente è così ma  non è questo il punto – osserva l’economista –. La Russia si è dimostrata meno vulnerabile sul piano economico e finanziario di quanto l’Europa avesse previsto: ha rivalutato il rublo, dimostrato l’ancoraggio all’oro, dispone di asset digitali per i pagamenti e la sua economia si sta riprendendo grazie a un sistema rimasto autarchico. Infine, è riuscita a evitare il default rimborsando le rate in scadenza agli investitori internazionali grazie al fatto che grandi banche inglesi e americane hanno accettato il pagamento in rubli o favorito l’accesso alle riserve in dollari bloccate. Tutto questo ci dice che non è facile mettere in crisi Putin con le sanzioni”. Questo però equivale a dire che l’unica alternativa sono le armi? “E’ così, purtroppo. La verità è che l’Ue deve recuperare quello che non ha fatto negli ultimi otto anni, da quando la Russia ha invaso la Crimea. Oggi si ritrova a doversi schierare in un mondo che si è polarizzato e nutre l’ambizione di poter rappresentare un blocco autonomo. Ma non ha la forza e finisce con il fare delle scelte illogiche, come l’embargo pur di non dimostrarsi subalterna agli Stati Uniti”.
 

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