E' sempre crisi Ilva. A Taranto lo sciopero per il lavoro snobbato dal patto Pd-M5s

Annarita Digiorgio

Proprio ieri, durante lo sciopero unitario dei lavoratori, una manifestazione che non si vedeva da anni con una percentuale così alta di adesione, Partito democratico e Movimento siglavano in conferenza stampa l’alleanza per le amministrative

Taranto. Non era alla manifestazione per lo sciopero Ilva ieri Riccardo Cristello, il lavoratore protagonista della campagna di solidarietà lanciata da Sabrina Ferilli durante la promozione della fiction sull’Ilva. Era stato licenziato per aver condiviso sui social un post in cui venivano definiti “assassini” i suoi datori di lavoro, poi reintegrato dal tribunale perché, secondo la difesa dell’Usb, non si riferiva ai dirigenti attuali ma a quelli di un’epoca precedente ancora responsabili dei guai che oggi l’azienda paga senza scudo penale, mediatico e neppure politico. Non era alla manifestazione con i sindacati, e non era neppure con le comandate costrette a lavorare anche durante lo sciopero: era in conferenza stampa con Mario Turco, il vice di Giuseppe Conte nel M5s, e con il candidato sindaco del Pd. L’operaio che ha chiamato assassini i suoi datori di lavoro è infatti oggi candidato nel M5s per le elezioni comunali a Taranto, a sostegno dell’ex sindaco fatto cadere dalla sua stessa maggioranza.


E proprio ieri, durante lo sciopero unitario dei lavoratori, una manifestazione che non si vedeva da anni a Taranto con una percentuale così alta di adesione, Pd e M5s siglavano in conferenza stampa l’alleanza per le amministrative. Fondata sulla continuità col “cantiere Taranto del Governo Conte II”, quello dei 50 milioni per l’“acquario green” fortunatamente cancellato da Draghi. Nonostante Conte abbia rivendicato che i due partiti non andranno insieme in tutte le città, hanno deciso di andare insieme proprio a Taranto, dove i 5 stelle alle politiche hanno preso il 50 per cento a danno del Pd, eleggendo cinque parlamentari, di cui tre fuoriusciti dal movimento proprio in contrasto rispetto al “tradimento” sull’Ilva. 


Era la vigilia di Natale del 2019 quando Conte in Ilva, seduto a cavalcioni su un banchetto durante il consiglio di fabbrica, annunciò la statalizzazione. Per colpa di quella foto ieri gli operai erano in sciopero, perché l’allora premier dimenticò una cosa: di mettere i 4 miliardi che doveva investire ArcelorMittal. E per questo che Valerio d’Alò, segretario generale della Fim-Cisl, ieri faccia a faccia sul ponte ha detto all’amministratore delegato Lucia Morselli: “Se davvero vuole rendersi utile alla causa, faccia come azienda pressioni sul governo e chieda un incontro come stiamo facendo noi per capire che si intende fare dell’ex Ilva. Morselli – ha raccontato D’Alò – mi ha risposto che sta facendo mille richieste ma i ministri non rispondono”. Nel frattempo a causa del ritardo della corte di appello di Taranto, che non ha ancora pubblicato le motivazioni della sentenza di primo grado uscita un anno fa, gli impianti sono ancora sotto sequestro preventivo dal 2012, ed essendo questa una delle clausole sospensive del contratto firmato da Conte, è slittato l’aumento di capitale pubblico e il versamento di 600 milioni di Invitalia. 

Lucia Morselli, donna d’acciaio, era ai cancelli della fabbrica sotto la pioggia ieri mattina, e ha ascoltato operai e manifestanti insieme al direttore dello stabilimento. Non era mai successo nella storia degli ultimi dieci anni. A pochi metri invece Pd e M5s siglavano il loro patto per la città, che al primo punto sostiene “la chiusura di qualsiasi fonte inquinante che possa arrecare danno alla salute dei cittadini e dell’ambiente”. 


Nella stessa manifestazione Ilva di due giorni fa a Genova, il candidato sindaco del Pd Ariel Dello Strologo era in corteo insieme ai sindacati; quello di Taranto invece faceva il controsciopero con Mario Turco lontano dai lavoratori, per poi inviare un comunicato in cui chiede al governo un “accordo di programma”. Gli ha risposto il segretario della Uilm Rocco Palombella: “L’accordo di programma come a Genova, dove da 11 anni sono in cassa integrazione, o come a Taranto dove i 1.500 lavoratori ex Belleli sono in Cigs da 22 anni? Non è mai successo che un Mministro del Lavoro concedesse una cassa integrazione senza accordo sindacale. Poi Orlando è andato da Bombardieri a lamentarsi che noi metalmeccanici non abbiamo firmato, ma noi non diventiamo correi della cassa integrazione a vita, come il reddito di cittadinanza finalizzato al sussidio. Noi siamo metalmeccanici e vogliamo lavorare”. 

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