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Editoriali

E' tempo di un Recovery per la guerra

Redazione

Mercato unico energetico e budget comune di difesa. Due sfide per l’Unione Europea

La guerra riduce gli spread: non solo dell’Italia ieri in lieve rimbalzo a 154 punti ma che una settimana fa toccava i 180. La Francia è scesa da 56 a 45. L’Irlanda da 70 a 60. Il Portogallo da 127 a 86. I rendimenti dei decennali sono a loro volta in ribasso: il Bund è tornato intorno allo zero o sotto zero. Il Btp italiano è sceso da 1,9 a 1,5. Forse perché gli investitori sono tornati ai tradizionali “porti sicuri” (ma se questo in altre crisi è sempre accaduto per la Germania, non altrettanto è avvenuto per l’Italia). O perché il mercato sta inglobando il rinvio di una decisione della Banca centrale europea data per scontata fino a pochi giorni fa: la fine degli acquisti del Quantitative easing e l’anticipo del rialzo dei tassi.

Lo dicono anche i più falchi dei banchieri centrali, come l’austriaco Robert Holzmann: con la guerra e le sanzioni rinfoderare il bazooka monetario può essere prematuro. Ma soprattutto da quando il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha deciso di inviare armi all’Ucraina e di raddoppiare le spese militari della Germania parlando di “nuova èra” per la Difesa comune, si fa strada l’idea che la partita si stia spostando da Francoforte a Bruxelles, dalla Bce alla Commissione Ue. Così come la ricostruzione post Covid, anche una Difesa congiunta compresa l’intelligence digitale, e soprattutto un piano comune di differenziazione delle fonti energetiche, richiede molti fondi aggiuntivi.

La Germania intende stanziare 100 miliardi di euro e anche quello diverrà il benchmark per gli altri. Come finanziarli? Il Next Generation Eu ha emesso con successo Eurobond per 800 miliardi, a basso costo grazie alla tripla A. Può essere un modello da ripetere. Così come, in alternativa o assieme, un rinvio della riattivazione, prevista dal 2023, del Patto di stabilità e una sua rimodulazione in senso meno automatico. Se non ancora di un bilancio comune, è il momento per l’Europa almeno di un comune budget di Difesa e di un nuovo piano, e relativi investimenti sotto regia e controllo Ue, per la produzione e l’approvvigionamento di energia.

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