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Si faccia ordine nella selva dei bonus edilizi. La versione di Cna

Marco Capozi e Claudio Di Donato

Il Superbonus si possono mette in mostra tutte le distonie e i mali cronici che impediscono all’Italia di dotarsi di strumenti e politiche orientate ad assicurare una crescita duratura e sostenibile

Il Superbonus 110 per cento rappresenta un efficace bignami per comprendere la genesi di misure di politica economica, il funzionamento della pubblica amministrazione, l’architettura del sistema di controlli e il tasso di bulimia legislativa. In poche parole, attraverso la lente del Superbonus si possono decifrare le distonie e i mali cronici che impediscono all’Italia di dotarsi di strumenti e politiche orientate ad assicurare una crescita duratura e sostenibile. Il presupposto degli obiettivi ambiziosi per la transizione green ha accelerato la strada degli incentivi. Un orientamento non solo italiano, dettato da ragioni di tempestività e urgenza per conseguire il taglio delle emissioni. La peculiarità del nostro paese è stata tuttavia un approccio molto eterogeneo.

Accanto a misure robuste e di dimensioni rilevanti con prospettive strategiche sono comparsi interventi molecolari, rendendo difficile una visione unitaria e coerente. L’anno scorso in totale sono stati attivati circa 80 incentivi di varia natura, ai quali vanno sommate le iniziative regionali e comunali. Un tale quadro complica la capacità di monitoraggio del loro funzionamento con l’effetto che molto spesso la stabilità degli incentivi non è determinata dalla loro efficacia ma dagli spazi di finanza pubblica. In questo contesto il Superbonus e gli altri bonus per la riqualificazione del patrimonio immobiliare sono stati uno straordinario volano di crescita economica. Le spese per l’edilizia con incentivo sono lievitate di oltre il 60 per cento rispetto al 2019, oltre 50 miliardi. Il valore aggiunto del comparto delle costruzioni ha toccato il record degli ultimi 13 anni e ha contribuito in modo rilevante al forte rimbalzo del pil italiano.

 

La performance è stata realizzata nonostante un quadro normativo e regolatorio che non ha brillato per linearità e stabilità. Una dozzina di interventi legislativi di modifica e circa 150 atti dell’Agenzia delle Entrate tra circolari, provvedimenti e interpelli. Le misure di politica economica devono essere monitorate con attenzione in funzione di obiettivi chiari e definiti ed essere sottoposte alla necessaria manutenzione per assicurarne la massima efficacia. La letteratura giuridica e amministrativa del Superbonus ci racconta invece un’altra storia: nonostante i propositi, le semplificazioni rimangono un miraggio.

Le continue modifiche e soprattutto il limitato e incerto arco temporale delle misure, oltre ad alimentare incertezza e confusione tra le imprese e i cittadini, hanno alterato in modo artificiale la domanda contribuendo ad alimentare i bruschi rincari dei prezzi. Poi c’è il tema dei controlli e il Superbonus ha ricalcato lo schema tradizionale che privilegia le verifiche a monte e ignora quelle a valle. L’erogazione di incentivi, come le misure a favore degli incapienti, prevedono criteri stringenti, procedure complesse che non rappresentano un argine efficace contro i comportamenti irregolari. Al contrario rendono più impervio l’accesso al beneficio da parte di chi ne ha legittima titolarità. Interoperabilità delle banche dati, ispezioni costanti e rigorose sul campo, una giustizia tempestiva continuano a rappresentare gli strumenti più efficaci per individuare e colpire i comportamenti illegali.

 

La decisione improvvida del governo di bloccare il meccanismo della cessione dei crediti ha paralizzato il mercato della riqualificazione. Il recente decreto correttivo sollecitato dalla Cna consente di riattivare un mercato essenziale. Non va dimenticato che i beneficiari dei bonus edilizi sono i cittadini e con lo sconto in fattura le imprese sono chiamate a una prestazione impropria, anticipare liquidità al posto dello stato. Può sembrare curioso che gli acquisti di crediti successivi alla prima operazione possono essere realizzati solo da intermediari finanziari vigilati. Quando nel 2019 è stato introdotto lo sconto in fattura, la cessione alle banche era espressamente vietata dalla legge. L’esperienza dei bonus edilizi dovrebbe suggerire un sano confronto tra decisore politico e parti sociali per un riordino della materia fissando obiettivi misurabili, definendo risorse e un arco temporale congruo.

 

La stratificazione delle norme ha prodotto una giungla di interventi incentivati a cui si collegano, tra l’altro, detrazioni con percentuali che variano dal 50 al 110 per cento, tetti massimi di spesa, procedure diverse, il tutto anche in versione combinata a seconda del tipo di lavori che vengono eseguiti. Una vera e propria selva oscura che sembra aver smarrito “la diritta via”. Un quadro regolatorio che rischia di ribaltare il piano logico, legando impropriamente la programmazione dei lavori agli incentivi che si possono intercettare, anziché ai bisogni reali. Per questo la Cna sostiene che è giunto il momento di semplificare (procedure e adempimenti) e razionalizzare (intervenendo sull’attuale frammentazione dei livelli di detrazioni riconosciute). Regole certe e stabili sono il pre-requisito per il buon funzionamento di alcuni strumenti di incentivazione, in particolare quelli che necessitano di un orizzonte almeno di medio termine. La Cna da tempo avverte l’esigenza di scrivere un quadro organico per gli incentivi edilizi, magari prendendo a riferimento l’esperienza della Legge Sabatini. Integrare in modo omogeneo e coerente i bonus esistenti sia per dimensione del beneficio e per criteri di accesso. Ciò che occorre evitare è trasformare il Superbonus in una clava da agitare nell’agone della politica.

Marco Capozi, responsabile relazioni istituzionali Cna, e Claudio Di Donato

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