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Iliad punta al 100 per cento di Vodafone. Ecco la concorrenza che salverà l'Italia

Redazione

Dalla telefonia agli aerei. Due storie e la strada obbligata per la crescita

Entrata nel 2016 sul mercato italiano come quarto operatore mobile, la francese Iliad aveva puntato sui prezzi bassi, talvolta bassissimi, per competere con Tim (proprietaria della rete), Vodafone e il conglomerato Wind-3. Qualche scetticismo tra gli addetti ai lavori, all’epoca nessun negozio fisico, ma successo commerciale grazie agli abbonamenti a buon prezzo ottenuti con l’ottimizzazione delle frequenze prese in affitto dai più forti. Situazione cambiata nel 2020-2021 quando Iliad ha partecipato all’asta per il 5G e poi è diventata principale azionista dei supermarket di elettronica Unieuro. Ora Iliad ha avanzato un’offerta per acquisire gli asset italiani di Vodafone, seconda azienda mondiale e prima europea di telefonia mobile: 10-15 miliardi sul piatto e l’evidente volontà di sedersi in posizione di forza al tavolo delle connessioni ultraveloci, quando diverrà finalmente operativa la scissione tra rete e servizi di Tim.

Oggi Vodafone ha in Italia il 23 per cento degli abbonati, Tim il 26, Wind-3 il 27 e Iliad l’11. Vodafone è poi al secondo posto nelle reti fisse dove Iliad è assente. L’azienda francese diverrebbe prima per abbonati agli smartphone potendo trattare da pari con l’ex monopolista pubblica. Naturalmente se l’operazione sarà approvata dalle varie authority visto che c’è di mezzo la concorrenza. Ma è proprio grazie alla concorrenza che l’ex outsider può permettersi queste puntate. Dalla stessa logica è nata la fusione tra le compagnie aeree low cost americane Frontier e Spirit, con la maggioranza in mano a quest’ultima che ha sborsato 6,6 miliardi di dollari: prima grande operazione nel settore dopo la pandemia, il che vale anche come segnale di ottimismo. Anche se sembra un paradosso, la concorrenza e la liberalizzazione permettono consolidamenti all’insegna del mercato. Vale per gli aerei come lezione per chi ancora rimpiange le compagnie di bandiera pagate dallo stato (Lufthansa è un colosso ma è privata e ha restituito anticipatamente i sussidi del periodo Covid), e per le comunicazioni per chi rimpiange monopoli pubblici.

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