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Da Poste a Enel. La parità di genere spiegata con i numeri (e le storie)

La lezione dei privati al pubblico nei risultati 2022 del Bloomberg Gender-equality index (Gei) 

La parità di genere, che la politica promette a parole ma si guarda dall’attuare, le aziende, a partire da quelle pubbliche, la praticano sempre più nel concreto. L’ennesima dimostrazione viene dai risultati 2022 Bloomberg Gender-equality index (Gei), che da alcuni anni misura il peso di 418 aziende quotate leader di 11 settori e 45 paesi con capitalizzazione di borsa rapportata alle inclusioni delle donne in vari livelli, a partire da quelli dirigenziali. Si tratta di un metodo standardizzato alle quali le imprese si impegnano ad aderire, e che appunto riguarda non solo la quantità ma la qualità della presenza femminile.

Per il terzo anno consecutivo Poste Italiane migliora la performance rispetto all’anno scorso, ottenendo ancora una volta una valutazione ben al di sopra del punteggio medio delle società Gei. Frutto dell’esame di cinque parametri: la leadership femminile e la valorizzazione dei talenti, la parità salariale, la cultura inclusiva, le politiche per la prevenzione e il contrasto di molestie sessuali e la riconoscibilità come brand che promuove la parità di genere. La soddisfazione dell’ad Matteo Del Fante è più o meno eguale a quella di Enel, anch’essa confermata per tre anni e con una soglia superiore del 13 per cento alla media, presente sia direttamente sia con le controllate Endesa e Enel Chile, inclusa per la prima volta. Confermata per la terza volta anche Snam, mentre lo è per il secondo Leonardo così come Acea che migliora la propria posizione. Conferma anche per Iren, multiservizi da acqua all’energia. Entrano Inwit, controllata da Tim e Vodafone, che ha come core business le infrastrutture per la rete telefonica wireless; ed Erg, ex holding petrolifera della famiglia Garrone che oggi si occupa anche di energia eolica. In gran parte, lo si vede, si tratta di aziende di servizi, spesso a controllo pubblico diretto o indiretto. Ma nell’indice mondiale entra per il secondo anno anche Nasdaq, l’azienda nata nel 1971 a New York per quotare le imprese ad alto contenuto tecnologico che poi si sarebbero tramutate nella New Economy. E ci sono Bbva, big bancaria spagnola, e Hsbc, il colosso finanziario di Hong Kong. Il paniere Gei somma ormai una capitalizzazione di 16mila miliardi di dollari nel mondo. E pare destinato ad espandersi: tra l’altro, la Gender equality è inclusa nel Next generation Eu, il piano di fondi e riforme europeo. Qualcuno si svegli nella politica e nelle istituzioni: l’accusa di rincorrere la società non è certo nuova, quella di rincorrere l’impresa, che spesso nomina o controlla, è un paradosso.