Proteggere la proprietà per la parità

Redazione

C’è una classifica che mostra come ottenere l’uguaglianza tra uomini e donne

Più si protegge la proprietà, più si promuove anche l’eguaglianza di genere tra donne e uomini. E’ una delle conclusioni dell’Indice internazionale dei diritti di proprietà 2021 (Ipri) (International Property Rights Index) che è stato presentato martedì in tutto il mondo, con un evento anche a Roma. L’Indice viene pubblicato ogni anno dal 2007 dalla Property Rights Alliance di Washington. Quest’anno si è aggiunta anche la “misurazione” su una componente di Gender Equality (Ge) basata sul Social Institutions and Gender Index (Sigi) dell’Ocse. Cinque sono i sottoindici che determinano il Sigi: il diritto di famiglia; l’integrità fisica; i figli, l’accesso a risorse e asset; le libertà civili.

La componente Ge è stata così stimata tenendo conto dell’accesso delle donne alla proprietà della terra; al credito bancario; a proprietà diverse dalla terra; all’eredità; a una gamma di indicatori sociali come il pari accesso al divorzio, la gestione della casa, le mutilazioni genitali femminili, la violenza contro le donne, la libertà di movimento, i diritti di cittadinanza, il diritto al lavoro. Il tutto è stato ponderato, dando a ogni aspetto un voto tra lo zero di assoluta discriminazione verso la donna e un dieci di massima parità; e poi integrato all’indice Ipri. L’indice Ipri-Ge così ottenuto non coincide con l’indice Ipri al millimetro, ma per larga parte sì.

I primi dieci paesi per difesa dei diritti di proprietà, ad esempio, risultano essere infatti Svizzera, Singapore, Nuova Zelanda, Finlandia, Lussemburgo, Stati Uniti, Paesi Bassi, Norvegia, Danimarca, Austria. I primi dieci per tutela della donna sono invece Svizzera, Nuova Zelanda, Austria, Finlandia, Norvegia, Stati Uniti, Paesi Bassi, Lussemburgo, Australia, Svezia. Ultimi nel primo caso Repubblica democratica del Congo, Bangladesh, Angola, Yemen, Venezuela e Haiti. Nel secondo Venezuela, Mauritania, Angola, Bangladesh, Yemen e Haiti. L’Italia è 44esima nella prima classifica, 35esima nella seconda.

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