La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, e l'ad del Mes Klaus Regling a Lisbona nel maggio 2021 (AP Photo/Armando Franca) 

editoriali

La svolta del Mes. L'Ue del dopo pandemia non sarà più quella di prima

Redazione

C’è sempre meno austerità nell’Unione europea, ma l’Italia deve comunque risanare i conti 

Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) ieri ha pubblicato un documento sulla revisione del quadro di regole fiscali dell’Unione europea che propone di alzare il valore di riferimento del debito dal 60 al 100 per cento del pil. Se c’era bisogno di un’ulteriore prova del fatto che l’Ue del dopo pandemia non sarà più quella di prima, eccola: secondo gli esperti del Mes (il fondo salva-stati che spesso è stato accusato di essere un tempio dell’ortodossia) occorre prendere atto della “nuova realtà economica” e della “maggiore capacità di indebitamento” grazie ai bassi tassi di interesse.

 

Il documento, pubblicato dopo che la Commissione  ha rilanciato la consultazione sulla revisione del Patto di stabilità e crescita, non è la posizione ufficiale del Mes. Ma il suo direttore esecutivo, Klaus Regling, ha già detto che l’attuale regola che prevede di ridurre il debito di un ventesimo l’anno per la quota sopra il 60 per cento del pil “non è fattibile e non ha alcun senso”. 

  

 

Secondo la proposta degli esperti del Mes, tutti i paesi sarebbero chiamati a rispettare una regola della spesa che limita quella primaria ai trend di crescita del pil. I paesi con un debito sopra il 100 per cento del pil dovrebbero realizzare un avanzo primario coerente con un percorso di riduzione predeterminata. Il tetto del deficit al 3 per cento sarebbe fisso, ma potrebbe essere superato in caso di grave recessione o mancanza di investimenti. La svolta del Mes mostra la direzione dei negoziati con Ecofin e Eurogruppo, dove si è già iniziato a discutere di altre proposte come una “Golden rule verde” per gli investimenti nella transizione climatica. Il Patto di stabilità e crescita che uscirà nel 2022 sarà molto diverso da quello pre pandemia. Questo non significa che l’Italia potrà evitare di risanare i suoi conti pubblici. Ma il percorso di rientro del debito sarà più graduale e compatibile con la necessità di preservare la crescita.