L'altra faccia del Green deal. Giorgetti: "La transizione ha un prezzo. Attenti al lavoro"

Redazione

"Temo che la politica italiana ritenga il futuro green tutto rose e fiori, ma cosa faremo quando chiuderanno le aziende che non saranno in grado di riconvertire la produzione?", dice il ministro dello Sviluppo economico. E Cingolani: "A tecnologia costante la Motor Valley chiude"

"Vogliamo puntare sulla transizione ecologica? Bene, ma questa avrà un prezzo". Giancarlo Giorgetti parla senza retorica, centra il punto e mette a fuoco le preoccupazioni che in questi giorni interi settori produttivi stanno sollevando. L'occasione è un'intervista pubblicata questa mattina da Libero, in cui il ministro commenta il pacchetto di misure approvato mercoledì scorso dalla Commissione europea. “L'Europa ha voluto accelerare sul green – ha osservato il titolare dello Sviluppo economico – ma attenzione a non finire fuori strada”. Le preoccupazioni, d'altro canto, non possono che venire proprio dal Mise, dove si sommano i dossier sulle crisi aziendali. “Temo – ha continuato – che la politica italiana ritenga il futuro green tutto rose e fiori, ma cosa faremo quando chiuderanno le aziende che non saranno in grado di riconvertire la produzione? Formeremo i licenziati sulle nuove tecnologie per reinserirli o aspetteremo che si moltiplichino le situazioni di crisi con milioni di persone disperate per strada? Sono inaccettabili situazioni come quella della Whirlpool, di Embraco o della Gianetti Ruote", dove 152 operai sono stati licenziati con una mail.

 

Proprio il settore automotive è quello su cui ricadono le preoccupazioni maggiori. Oltre alla brianzola Gianetti Ruote, anche la fiorentina Gkn – che produce componentistica – ha fatto sapere qualche giorno fa di aver licenziato 422 persone. Il settore, che esce acciaccato da un anno di forte contrazione del mercato, si trova ora a dover affrontare una riconversione più veloce del previsto: nel pacchetto Fit for 55 si propone di fermare la vendita di auto a diesel e a benzina nel 2030. Per il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, se la proposta dovesse passare potrebbero farne le spese Ferrari, Lamborghini, Maserati, McLaren: “È stato comunicato dalla commissione Ue che anche le produzioni di nicchia, come Ferrari, Lamborghini, Maserati, McLaren, dovranno adeguarsi al 2030 al full electric. Questo vuol dire che, a tecnologia costante, con l'assetto costante, la Motor valley la chiudiamo”, ha detto il ministro riferendosi al distretto automotive dell'Emilia Romagna.

 

I dubbi sui costi sociali ed economici delle proposte della Commissione sono stati sollevati da diversi osservatori. Come ha detto al Foglio la società di consulenza strategica Bain&Co, “la transizione verso un’economia a emissioni zero nel 2050 può richiedere investimenti in Italia per 3 mila miliardi di euro”. Una cifra ben lontana dai 200 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che servirà per raggiungere gli obiettivi fissati da Bruxelles.

 

Come ha spiegato poi Chicco Testa su questo giornale, il problema del pacchetto europeo non riguarda solo la riconversione dei settori produttivi – alcuni dei quali, come proprio l'automotive, “corrono il rischio di essere spazzati via” – ma anche i costi che ricadranno sui consumatori per via delle nuove tassazioni. “L’Ue – ha notato – promette sussidi ai settori colpiti, ma questo non fa che rafforzare le obiezioni contro un’Unione che sempre più, anziché affidarsi a sistemi di mercato, pretende insieme di dettare le regole e distribuire premi e punizioni”.

 

Finora, ha ricordato infine David Carretta venerdì, né Ursula von der Leyen né Frans Timmermans hanno voluto spiegare pubblicamente i costi di quanto è necessario fare e chi li pagherà. Il pacchetto di mercoledì prevede di creare un sistema di scambio delle quote di emissioni  per i settori del trasporto e degli immobili. Dietro a questi termini tecnici c’è un aumento consistente del prezzo del carburante e delle bollette del riscaldamento per le famiglie.

 

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