Ursula Von der Leyen (foto EPA)

terrorismo climatico

Il Green deal dell'Ue è ambizioso ma ha un punto debole

David Carretta

Il riscaldamento globale ha bisogno di un approccio serio, non di proiezioni catastrofiste. I costi della transizione

Bruxelles. Le inondazioni in Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, con il tragico bilancio di vite umane e devastazione, confermano la gravità dei cambiamenti climatici estremi. L’Unione europea ambisce a essere l’avanguardia della riduzione delle emissioni nella battaglia globale per cercare di contenere l’aumento della temperatura. Mercoledì Ursula von der Leyen ha presentato un pacchetto di misure legislative e fiscali destinate a trasformare in profondità lo stile di vita degli europei e il funzionamento dell’economia europea. Il giorno dopo, mentre il vicepresidente responsabile per il clima Frans Timmermans era in conferenza stampa per presentare le proposte legate al Green deal, duecento chilometri a ovest di Bruxelles era già iniziato il finimondo. Il cuore dell’Europa –  la regione attorno ad Aquisgrana –  finiva sott’acqua.  Non è un avvertimento, ma la nuova realtà che va affrontata con serietà, senza cedere alla tentazione del terrorismo climatico.

 

Le alluvioni sono antiche quanto l’uomo, ci sono sempre state e fanno parte della vita dell’Europa lungo i fiumi e le coste. L’Italia lo sa bene. Quel che è cambiato a cavallo del millennio è la frequenza con cui alluvioni di grandi proporzioni si producono sul vecchio continente. Nel 2018 era toccato a  Spagna, Francia e Italia con 31 decessi. Nel 2016 erano finiti sott’acqua Austria, Belgio, Francia, Germania e Romania con 20 morti. Nel 2014 le piogge avevano colpito la Bulgaria con 16 morti. Nel 2013 era stata tutta l’Europa centrale a essere sommersa lungo il Danubio e l’Elba (Germania, Austria, Repubblica Ceca, e in misura minore Croazia, Svizzera, Slovacchia, Polonia, Ungheria) con 24 morti. Nel 2002 le inondazioni avevano colpito questi stessi paesi, ma con un bilancio ancora più grave di 110 decessi. Nel 1997 l’Europa centrale aveva contato 115 vittime a causa delle forti piogge. Per la Germania quella di giovedì è la terza alluvione “secolare” dall’inizio del secolo, cioè in meno di vent’anni. Quella del 2002 e quella del 2013 erano costate quasi 30 miliardi di euro.  Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, gli eventi estremi legati al cambiamento climatico sono costati 400 miliardi di euro dal 1980 e il conto è destinato a salire sempre di più.

 

Di fronte a queste catastrofi la tentazione di alcuni leader dei movimenti ambientalisti più estremisti è di usarle per raccogliere consensi, proiettando scenari sempre più catastrofici. “Questa non è la nuova normalità. Siamo all’inizio di un’emergenza climatica ed ecologica”, ha scritto su Twitter giovedì Greta Thunberg, lasciando intravedere apocalissi. In un articolo polemico sul tabloid belga Het Laatste Nieuws, Jeroen Bossaert ha spiegato che il fondatore del movimento Extinction Rebellion, Roger Hallam,  un paio di anni fa a Bruxelles aveva spiegato ai suoi militanti che occorre usare la paura per vendere il messaggio. Secondo Bossaert, i disastri naturali sono per alcuni ecologisti quello che i terroristi islamici sono per l’estrema destra: “Un’opportunità per dettare l’agenda”.  In un’intervista al Guardian in aprile, Timmermans si è detto sicuro che, se non si si risolverà il problema urgentemente, “i nostri figli andranno in guerra per l’acqua e il cibo”. Per quanto discutibili possano essere altre sue idee, Bossaert ha sottolineato un punto che Timmermans e altri tendono a dimenticare: “Le vittime di questo disastro naturale estremo e raro non si svegliano oggi con le preoccupazioni per il clima. Si chiedono innanzitutto se la loro polizza assicurativa copre i danni alla loro casa”.

 

Il punto debole del pacchetto sul Green deal presentato mercoledì dalla Commissione sta tutto in quella frase. Un’azione radicale per tagliare le emissioni è necessaria e gran parte delle misure vanno in quella direzione. Von der Leyen, con i sondaggi dell’Eurobarometro sottomano, dice che “gli europei hanno scelto” e presenta il Green deal come un progetto fatto di investimenti (con il Recovery fund) e sussidi (stile superbonus del 110 per cento). Ma finora né von der Leyen né Timmermans hanno voluto spiegare pubblicamente i costi di quanto è necessario fare e chi li pagherà. Il pacchetto di mercoledì prevede di creare un sistema di scambio delle quote di emissioni  per i settori del trasporto e degli immobili. Dietro a questi termini tecnici c’è un aumento consistente del prezzo del carburante e delle bollette del riscaldamento per le famiglie. La scelta di von der Leyen & Co. è stata dettata dalla volontà di non colpire le industrie più inquinanti, a cui verranno garantite quote gratuite di emissioni fino al 2036. “Serve equilibrio”, ha detto Timmermans. Nel senso che il rischio è quello di svantaggiare l’industria europea (e in particolare tedesca). La Commissione propone anche un “Fondo sociale clima” con cui compensare l’aumento dei costi per le persone con redditi bassi. Ma secondo Pascal Canfin, eurodeputato vicino a Emmanuel Macron, il cui primo mandato è stato segnato dalla rivolta dei gilet gialli, innescata da un aumento di appena 0,10 centesimi del prezzo della benzina per finanziare la transizione climatica, la scelta della Commissione di far pagare le famiglie è un “suicidio politico”. La benzina per portare i bambini a scuola e andare al lavoro, come il  gas o il gasolio per scaldarsi d’inverno, sono beni di prima necessità per milioni di persone. Se saranno contro di loro, il 90 per cento di giuste misure del Green deal non passeranno e l’azione per combattere il cambiamento climatico sarà ulteriormente ritardata.

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