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Conte rinuncia allo scontro con Draghi. "Sulla giustizia contributo attento ma costruttivo"

Valerio Valentini

Oltre un'ora di colloquio a Palazzo Chigi. L'ex premier conta sul sostegno di Letta, ma nel Pd c'è chi chiede un'assemblea di gruppo d'emergenza. Il nodo della fiducia. La grana Cingolani: "Piena fiducia al ministro", dice il leader del M5s, mentre i suoi preparano il blitz alla Camera

A giudicare dalle dichiarazioni pubbliche, viene da dire che lo scontro non c'è stato. "Sulla riforma della giustizia al premier Mario Draghi ho assicurato un contributo attento e costruttivo da parte del M5s". Quando Giuseppe Conte pronuncia queste parole, davanti ai cronisti che lo attendono assiepati all'uscita di Palazzo Chigi, mancano pochi minuti alle tredici. L'incontro con Mario Draghi è iniziato quasi due ore prima, ed è stata una prima volta. La prima volta, cioè, che il fu Avvocato del popolo rimetteva piede nel palazzo del governo che aveva lasciato il 13 febbraio scorso, quando aveva passato la campanella nelle mani dell'ex presidente della Bce. "Vedrete che finirà con un bel pareggio: un due a due di quelli frizzanti", vaticinavano all'alba i ministri grillini più vicini al quasi-leader del M5s, evidentemente diffidando delle ricostruzioni che volevano una zuffa tra Conte e il suo successore. E in effetti, a giudicare dalle prime reazioni, la tanto annunciata minaccia letale del capo grillino all'indirizzo del presidente del Consiglio non c'è stata.

 

Er pour cause, viene da dire. Perché, stando alle prime testimonianze raccolte, Draghi ha di certo ascoltato le perplessità di Conte sull'impianto di riforma del processo penale delineato dalla ministra Marta Cartabia, ma ha poi ribadito due punti. Il primo ha a che vedere coi tempi: l'approvazione del disegno di legge non può attendere, entro inizio agosto va votato alla Camera per poi procedere al varo definitivo in Senato alla ripresa dei lavori a metà settembre. Solo così si può seriamente pensare di inaugurare la riforma entro il 2021, e rispettare le scadenze fissate dal Pnrr su cui l'Unione europea vigila con scrupolo. Riaprire ora la discussione in commissione Giustizia, mettere a rischio l'accordo faticosamente trovato sul superamento dello stop alla prescrizione, porterebbe a un effetto domino: perché a quel punto anche il centrodestra chiederebbe una rottamazione definitiva della Bonafede, e sarebbe il Vietnam. Del resto - e qui si viene al secondo aspetto del ragionamento di Draghi - l'intesa sulla prescrizione, che certo ha prodotto malcontenti non solo nel M5s ma anche tra Forza Italia e Italia viva, è stata sancita in Cdm, quando i ministri grillini, dopo iniziali perplessità, hanno infine votato il pacchetto di emendamenti proposto da Via Arenula. 

 

Eccolo, dunque, il sentiero stretto su cui potrà muoversi Conte. Che infatti, uscito da Palazzo Chigi, dissimula serenità e dispensa parola concordia.  "Il M5s si era già distinto e aveva lavorato per l’accelerazione dei processi e anche in Parlamento darà un contributo per migliorare e velocizzare i processi", dice l'ex premier. "Ma a Draghi - prosegue - ho ribadito che saremo molto vigili nello scongiurare che non si creino soglie di impunità. Si continuerà a lavorare e il M5s sarà molto attento per miglioramenti e interventi che possano scongiurare soglie di impunità". Ci prova, dunque, Conte, a indicare la via della modifica del testo. Forte del resto del rinnovato sostegno arrivato nelle scorse ore dal Nazareno. Enrico Letta, che aveva finora lodato e apprezzato senza riserve il lavoro della Cartabia, e che aveva anzi rivendicato la mediazione della ministra come frutto dei suggerimenti del Pd, ha scantonato con l'aria di chi vuole offrire all'alleato grillino uno spazio utile per la trattativa, chiedendo piccoli miglioramenti alla riforma. Un'iniziativa, però, che tra i deputati della commissione Giustizia non è stata accolta con unanime sollievo, se è vero che in queste ore è stata formalmente richiesta alla capogruppo Debora Serracchiani la convocazione di un'assemblea per discutere della faccenda. 

 

In ogni caso, l'ipotesi della mozione di fiducia resta nell'aria. "Non ne abbiamo parlato", s'è affrettato a precisare Conte. Ma in molti, in Transatlantico, scommettono che sia proprio quello l'esito della trattativa a cui ci si prepara a Palazzo Chigi. Concedere un piccolo spazio di discussione in commissione Giustizia per poi proporre un maxiemendamento finale su cui chiedere il voto di fiducia. E lì, forte del sostegno già incassato dai ministri del suo governo, Draghi chiamerà ognuno ad assumersi le sue responsabilità.

 

Le stesse che il M5s dovrà assumersi su un alto fronte: quello della transizione ambientale. La guerriglia scatenata dai grillini alla Camera contro il ministro Roberto Cingolani non è certo piaciuta, a Palazzo Chigi. Che ammette, beninteso, critiche e sollecitazioni. Ma quando un gruppo di maggioranza organizza un Vietnam sistematico contro un decreto già varato in Cdm, come è accaduto venerdì in commissione Ambiente a Montecitorio con un blitz rossogiallo che ha mandato sotto l'esecutivo sull'esame del dl Semplificazioni, si esce dalla grammatica istituzionale. Per questo, all'uscita, Conte ci tiene a chiarire che "il ministro Cingolani ha tutta la nostra fiducia, è un ministro che sta lavorando molto e il M5s darà un grande contributo. Tutti parliamo di transizione ecologica ma come realizzarla, come declinare i progetti, come perseguire l’economia circolare... Beh, su questo bisogna rimboccarsi le maniche e passare dagli slogan ai fatti concreti". Dichiarazioni non scontate, a poche ore dal voto in commissione Ambiente della Camera di almeno una ventina di emendamenti al dl Semplificazioni. I grillini più intransigenti, come Alberto Zolezzi e Giovanni Vianello, vagheggiavano già una nuova imboscata. L'avvertimento di Conte, forse, li farà desistere. 

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.