editoriali

Una grande produzione industriale

Redazione

Il balzo dell’Italia è importante. Poche scuse ora sul blocco dei licenziamenti

La crescita della produzione industriale ad aprile rilevata dall’Istat batte tutte le attese: più 1,8 per cento su marzo, più 79,5 su aprile 2020, in piena pandemia. Ma ciò che è realmente importante è che l’Italia sia tornata ai livelli pre Covid. “Incrementi straordinariamente ampi” per abbigliamento (363,2 per cento) e mezzi di trasporto (327,3) ma anche il resto della manifattura. La performance si confronta poi con quelle dei nostri partner: in Francia un decremento dello 0,1 dopo il più uno a marzo; in Germania un calo mensile di un punto. Su base annua la crescita dell’industria tedesca è minima: del 26,4 per cento, ma guardando all’ultimo mese pre Covid, febbraio 2020, c’è un calo del 5,6.

  

 

 Meglio così per l’Italia, ovvio; ma vanno considerati altri aspetti. Il primo è il clima di fiducia di famiglie e imprese che determina consumi e investimenti. I dati Istat relativi a maggio sono egualmente buoni: da 102,3 a 110 punti per le famiglie, e da 97,9 a 106,7 per le imprese. I comparti sono tutti in aumento, benché differenziato, compreso il turismo. L’altro aspetto riguarda licenziamenti e sussidi.

 

L’Italia è l’unico paese che ha bloccato i primi, con scadenza primo luglio per le aziende che beneficiano della cassa integrazione Covid a carico dello stato, e primo novembre per le altre.

  

La Commissione europea definisce il blocco “controproducente in quanto ostacola l’adeguamento della forza lavoro a livello aziendale”, il che sta accadendo (il Foglio di ieri) con la domanda di lavoro che non soddisfa l’offerta. La Banca d’Italia chiede che si vada verso la fine dei sussidi. Mario Draghi prende tempo in attesa di proposte accettabili nella sua ampia maggioranza, dove il Pd chiede altre 13 settimane di cassa sussidiata in accordo con i sindacati. Matteo Salvini, dopo un lungo colloquio con Draghi, ha annunciato “assoluta sintonia” con il premier senza entrare nel dettaglio. Le ottime notizie della produzione industriale tolgono argomenti a chi vuol continuare a tenere l’economia nella tenda a ossigeno; e il Pd rischia, come spesso, più di tutti.