L'analisi

Così la Corte dei Conti boccia la Raggi sulle municipalizzate

L'eredità della sindaca grillina per la prossima amministrazione: un fallimento

Andrea Venanzoni

Ciampi avrebbe sorriso per la targa, ma si sarebbe arrabbiato per la gestione dei conti. Bilanci inattendibili, spese eccessive, mancanza di investimenti e di controlli: così Ama, Atac e le altre annaspano nel pressappochismo grillino. Il dossier

Dall’Uomo dei Conti alla Corte dei Conti. E se Carlo Azeglio Ciampi forse avrebbe fatto spallucce e avrebbe rivolto un bonario sorriso per quell’errore scolpito nel marmo, probabilmente però non avrebbe dimostrato lo stesso grado di indulgenza per le diffuse e gravi criticità riguardanti le società partecipate di Roma Capitale, messe nero su bianco dalla Corte dei Conti, Sezione regionale di Controllo per il Lazio, con la delibera n. 47/2021/GEST, pubblicata il 3 giugno dopo l’udienza del 10 maggio 2021.

 

In fondo, anche dai piccoli gesti di incuria amministrativa si può comprendere un caos esteso e generalizzato riguardante milioni e milioni di euro e soprattutto servizi sempre più scadenti dal punto di vista qualitativo e quantitativo: volendo infatti cercare l’analogia più evidente tra l’incidente cerimoniale e lo stato delle società partecipate capitoline questa risiede proprio nella mancanza di controllo. Perché se è apparso subito sconcertante che nessuno si fosse avvisto per tempo dell’errore nel comporre e scolpire il nome del presidente Ciampi, allo stesso modo la Corte dei Conti, tra i rilievi più significativi, accerta proprio la carenza di controllo esercitato da Roma Capitale nei confronti delle sue società partecipate.

 

La relazione è un autentico viaggio al centro del caos dei servizi pubblici romani, centocinquantaquattro pagine, tra relazione e conclusioni, fitte di notazioni, rilievi critici, controdeduzioni formulate dai competenti uffici e dipartimenti di Roma Capitale che hanno tentato, via via, di formulare un riassetto e una riorganizzazione razionale delle partecipate, ma con esiti che la Corte giudica largamente insoddisfacenti. Una notazione politica interessante è che nel loro dispositivo i giudici contabili assegnano un arco temporale di sei mesi all’amministrazione per tentare di raddrizzare la barra della guida, del controllo e dei bilanci delle disastrate società partecipate: una sorta di ultimatum che si pone, cronologicamente, a cavallo tra la uscente consiliatura e quella che dopo le elezioni autunnali le subentrerà.

 

Una grana grossa per la nuova amministrazione la quale se certo immaginava che non sarebbe stato un idillio dover gestire Atac, Ama, Farmacap, Zetema, e via dicendo, ora invece sa di doversi mettere china sulle carte e cercare di ossequiare, in poco tempo, gli imperativi enucleati dalla Corte. Sicuramente non il migliore dei biglietti da visita per coalizioni, come il centrodestra e il centrosinistra, che non sembrano esattamente morire dalla voglia di governare Roma.

 

Nel merito, i magistrati contabili hanno dovuto prendere atto di diffusissime carenze nel controllo analogo, esperito da Roma Capitale sui propri enti partecipati, nonostante sin dal 2020 con alcuni interventi normativi si fosse tentata la strada del ripristino del controllo, ma a quanto pare con scarsi risultati concreti. Un serio problema, autentica ragnatela intricata, è costituito dal panorama delle partecipazioni detenute ed effettuate ai sensi degli articoli 20 e 24 del testo unico sulle società partecipate: in questa ottica, notano i magistrati di Via Baiamonti, e con particolare riguardo ai beni immobili di proprietà comunale e al trasporto pubblico si pone una ad oggi non compiuta opera di razionalizzazione della gestione e di chiarificazione delle stesse partecipazioni.

 

E proprio nel settore trasporto locale, in questo caso sul versante infrastrutturale, la Corte rileva e stigmatizza la violazione del limite di spesa per l’organo amministrativo di Roma Servizi per la Mobilità s.r.l., e sul versante cultura per Zetema s.r.l., da cui consegue la necessità che vengano recuperate le somme maggiori spese. Sul fronte trasporto, l’orizzonte appare davvero drammatico: una sistematica commistione di rapporti finanziari e contabili tra Roma Capitale e le sue partecipate, specie Roma Servizi per la Mobilità, con un ‘soccorso finanziario’ continuativo, il quale finisce per rendere del tutto inattendibili i bilanci dell’arco temporale 2016-2018, approvati con enorme ritardo solo nel 2021. Non bene, eufemismo, Atac, per la quale si stigmatizza la carenza di controllo analogo, la vetustà del parco veicoli, molti dei quali avrebbero superato il ‘ciclo vita’ da diversi anni, le spese manutentive del tutto eccessive e soprattutto una gestione non ottimale del contenzioso e delle relative spese.