(foto Ansa)

Intrecci di finanza

Mariarosaria Marchesano

Unicredit, Sondrio e quella nuova stagione nel rapporto tra banche, stato e mercato

Oggi sono previsti due eventi importanti che riguardano il mondo bancario: l’assemblea degli azionisti di Unicredit, che approverà le nomine di Andrea Orcel e Pier Carlo Padoan ai vertici dell’istituto, e la seduta del Consiglio di stato che dirà l’ultima parola sulla querelle che riguarda la trasformazione in spa della Banca Popolare di Sondrio. Si tratta di due storie molto diverse, ma hanno in comune la ricerca di una nuova strategia per continuare a stare su un mercato che non è più lo stesso rispetto a qualche anno fa. La Bce lo ha ribadito anche ieri: le banche hanno un patrimonio adeguato, ma “devono prepararsi a far fronte a scenari molto gravi” in conseguenza della pandemia. E questo ulteriore monito vuol dire una sola cosa nel linguaggio della vigilanza europea: aggregazioni

Tornando alle due banche italiane, i loro destini non sembrano destinati a intrecciarsi in un’ottica di fusioni e acquisizioni ma a confrontarsi su un territorio, quello lombardo, molto ambìto per la ricchezza e il risparmio che produce, certamente sì. Nessuno può sapere che cosa abbia in mente il nuovo amministratore delegato di Unicredit, Orcel, il cui stipendio da 7,5 milioni per il 2021 (indipendentemente dalla performance) continua ad animare discussioni tra soci, ma oggi gli osservatori di mercato sembrano più propensi a dare credito a un progetto di unione con la Banca Popolare di Milano che con il Montepaschi, anche se quest’ultima ipotesi non si può escludere. Un eventuale matrimonio con la pop milanese, secondo un’opinione diffusa tra gli analisti, consentirebbe a Unicredit di rafforzarsi in Lombardia ottenendo anche un beneficio sul capitale grazie agli stimoli fiscali per le fusioni bancarie messi a disposizione dal governo. Dal canto suo, l’amministratore delegato di Bpm, Giuseppe Castagna, ha detto in tutte le salse di essere pronto a un’aggregazione. E chissà che non attenda che Orcel faccia il primo passo allettato dalla prospettiva di lanciare il guanto di sfida a Intesa Sanpaolo, che proprio in questi giorni sta ultimando l’integrazione con la lombarda Ubi Banca. Difficile, comunque, fare previsioni fino a quando non sarà chiara la posizione sul dossier Montepaschi del ministro del Tesoro, Daniele Franco: rispettare gli accordi con l’Europa e procedere con la privatizzazione della banca pubblica oppure negoziare con Bruxelles un rinvio per l’uscita del Mef dal capitale? 

 

Sempre in Lombardia la Popolare di Sondrio vorrebbe giocare una nuova partita, un po’ per la sua storia (è nata 150 anni fa ed è la più antica della regione) e un po’ per convenienza perché così potrebbe uscire dal cono d’ombra in cui si è infilata da quando si rifiuta ostinatamente di trasformarsi in società per azioni. Adesso, la banca valtellinese medita di creare un polo a livello regionale unendosi a piccole realtà locali attraverso una holding intermedia – sul modello Finsoe-Unipol – di cui punta ad avere il controllo. Ma quand’anche il Consiglio di stato desse parare favorevole, occorrerebbe superare lo scetticismo della Banca d’Italia più incline a pensare che una simile soluzione violerebbe lo spirito della legge di riforma delle popolari varata dal governo Renzi nel 2015 e sulla quale la Corte di Giustizia europea si è già espressa dicendo che è in linea con le normative dell’Unione. Per il futuro della Popolare di Sondrio (quotata in Borsa) gli analisti di mercato vedono meglio un’aggregazione extra regionale, per esempio con Bper, considerando che Carlo Cimbri, ad di Unipol che della banca emiliana è primo azionista, è aperto a quest’ipotesi per le sinergie industriali che potrebbero nascere. Del resto, Cimbri, come Orcel, e come ha dimostrato un anno fa Carlo Massina, ceo di Intesa Sanpaolo, è sensibile alla possibilità di aumentare la redditività puntando sul business delle gestioni patrimoniali che in Lombardia sono particolarmente ricche. In tempi di tassi d’interesse bassi, gli utili bancari possono languire come ben sa Unicredit che nel 2020 ha perso 2,8 miliardi.

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