La sede della Bce a Francoforte (foto d'archivio Ansa)

editoriali

La Bce spinge verso le fusioni

redazione

Il nostro sistema bancario necessita di consolidamenti, a partire da Mps e Carige

La scorsa settimana il vice presidente della Bce, Luis de Guindos, ha detto che bisogna dedicare più attenzione alle crisi delle banche medio piccole. Ieri il presidente del consiglio di sorveglianza della Bce, Andrea Enria, ha avvertito che alcune banche non hanno prospettive di lungo termine. Mettendo insieme due osservazioni enunciate a così breve distanza se ne deduce che all’Eurotower c’è crescente preoccupazione per la tenuta del sistema del credito europeo, anzi dei sistemi dei vari paesi perché nell’Eurozona un mercato unico dei capitali ancora non esiste (e questo è parte del problema insieme all’ondata di crediti deteriorati che la pandemia sta generando). Per Enria sarebbe importante mettere in atto la garanzia unica dei depositi, in modo che i cittadini dei vari stati Ue possano godere dello stesso livello di protezione dei risparmi, e sarebbe necessario agire tempestivamente per evitare un accumulo di Npl nelle banche, magari con una bad bank (anche se di questo ieri Enria non ha parlato, lo ha fatto in diverse altre occasioni).

In attesa di veder nascere questi strumenti, l’unico modo per scongiurare nuove crisi bancarie è rappresentato da fusioni e acquisizioni. Il nuovo monito che arriva dalla Bce dovrebbe suonare come un incoraggiamento per il sistema bancario italiano ad affrontare i suoi casi irrisolti, come Mps e Carige, oltre che ad agire in un’ottica di aggregazioni a scopo preventivo. Ormai è passato oltre un anno da quando Intesa Sanpaolo ha lanciato l’opa su Ubi senza che altre operazioni siano state avviate, nonostante il gran parlare che si fa quotidianamente di risiko bancario con l’effetto di vivacizzare i titoli in Borsa degli istituti coinvolti nelle più disparate ipotesi di unione: Unicredit, Banco Bpm e Bper, soprattutto. I più fantasiosi vedono un matrimonio tra la banca di Gae Aulenti e Mediobanca. Tutto può succedere, ma bisogna che accada entro il 2021 per usufruire del bonus fiscale messo a disposizione dal governo per le banche che si fondono. A partire da Mps che è controllata dal Tesoro.

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