Foto Gian Mattia D'Alberto - LaPresse

Editoriali

I rider e il buon modello Uber

Redazione

Diritti e flessibilità. A Milano nasce un protocollo che può fare strada

Collaborazione anziché conflitto, modello tedesco anziché modello italiano e cambia lo standard per i rider, non solo nella consegna a domicilio strategica in questa pandemia e destinata a diventare una componente importante del nuovo stile di vita urbana. La notizia riguarda Uber Italy che torna a operare pienamente perché il tribunale di Milano ha revocato l’amministrazione giudiziaria disposta il 29 maggio 2020 sotto l’accusa di “caporalato”. Il trattamento economico ora applicato da Uber Eats Italy per i corrieri, questa la motivazione del proscioglimento, è una “proposta di mercato che ha decisamente abbandonato ogni logica di sfruttamento” per “proporre opportunità di lavoro, colte anche da studenti, da giovani adulti o da persone sottooccupate o disoccupate, da ritenersi tutelate sul piano del rispetto dei diritti”.

 

La Guardia di Finanza e il pm Paolo Storari avevano accusato una manager poi licenziata e i responsabili di una società di intermediazione di sfruttare i rider pagandoli tre euro a consegna, derubandoli delle mance e punendoli in caso di ribellione. I legali di Uber, il prefetto di Milano, le organizzazioni di categoria e i magistrati si sono messi attorno a un tavolo. Il risultato è un protocollo salute e sicurezza, la fine dell’utilizzo di intermediari (misura che Uber aveva già avviato), nuovi organismi di tutela dei diritti e un trattamento salariale che – scrivono i giudici – comporta un aumento medio del compenso del 40 per cento sulle corse corte (tempo stimato: 12 minuti) e dell’11 per cento sulle corse intermedie (tempo stimato: 20 minuti) con un guadagno che può variare da 431,78 fino a 1.302,97 euro. I corrieri, inoltre, potranno decidere come e quanto lavorare. Un cambio di passo significativo, dunque. Chissà che i rider di Uber Eats non diventino gli apripista di una nuova gestione del mercato del lavoro superando il binomio tradizionale sciopero-tribunali.

 

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