Il cantiere del reparto di terapia intensiva di emergenza realizzato, grazie alle donazioni, dentro tensostrutture all'ospedale San Raffaele (foto LaPresse)

Per combattere il coronavirus anche la solidarietà va resa più efficace

Luca Enriques*

In questi giorni si sono moltiplicate le campagne di donazione in crowdfunding agli ospedali della penisola. È possibile rendere migliori sia le modalità di raccolta sia l'allocazione dei fondi donati? Sì, ecco come

In questi giorni si sono moltiplicate le campagne di donazione in crowdfunding agli ospedali della penisola. Grazie ai social media, ciascuno di noi ha potuto contribuire con una piccola o grande somma a far fronte all’emergenza Covid-19, riducendo il rischio di un collasso del sistema sanitario, che avrebbe effetti drammatici sul tasso di mortalità del virus.

Vi è da chiedersi se non si possano mettere in piedi meccanismi più efficienti per garantire non solo un maggiore afflusso di risorse private ma anche una migliore allocazione dei fondi donati. L’art. 99 del decreto Cura Italia pare andare in questa direzione, soprattutto laddove semplifica le acquisizioni di beni e servizi finanziate mediante donazioni private. Ma si può fare di più, mettendo a fattor comune i dati di cui dispone la pubblica amministrazione, da un lato, e, dall’altro, le potenzialità di raccolta di fondi dei portali di crowdfunding quali ad esempio GoFundMe, JustGiving o l’italiana 1Caffè.

 

Questi portali potrebbero aggregare in un’unica pagina tutte le campagne di crowdfunding a favore di aziende ospedaliere, asl ed altre unità del sistema sanitario nazionale. La pubblica amministrazione, dal canto suo, potrebbe sfruttare i dati di cui dispone per creare un indicatore sintetico di fabbisogno dei singoli enti e delle singole province e regioni. Ad esempio, un algoritmo potrebbe prevedere la differenza tra i posti letto liberi nei reparti di terapia intensiva e il prevedibile numero di ammalati nei dieci giorni successivi zona per zona, il numero di mascherine a disposizione e quello necessario per non mettere a repentaglio la salute degli operatori sanitari e dei degenti del singolo ospedale, e così via: forse i dati a disposizione a livello centrale non sono così precisi, ma sicuramente già oggi il governo dispone di informazioni verificate per valutare quali sono le priorità di intervento: tali cioè da poter essere convertite in un singolo numero e da agevolare i confronti.

 

Ove utilizzato dai portali di crowdfunding nelle pagine di aggregazione delle campagne a fronte dell’emergenza Covid-19, questo indicatore oggettivo, affidabile e sempre aggiornato consentirebbe ai potenziali donatori di fare scelte migliori circa l’ospedale o la zona a cui destinare il proprio contributo finanziario. Essi potrebbero scegliere, di mese in mese, ad esempio, se far pervenire fondi alla propria zona di residenza o all’ospedale più vicino alla casa dei propri genitori, a seconda di dove l’emergenza sia di volta in volta maggiore.

 

Il vantaggio di questo meccanismo rispetto al comportamento gregario di associarsi alle campagne di maggiore successo sui social media è intuitivo. L’alternativa di donare alla Protezione Civile con il vincolo di dare a un certo ospedale o a quelli di una determinata zona ne uscirebbe anch’essa rafforzata, nella misura in cui la pubblica amministrazione segnalasse essa stessa nel proprio sito, tramite l’uso dell’indicatore di fabbisogno, dove nuovi fondi sono più urgenti. L’incentivo a donare ne risulterebbe accresciuto. E gli stessi influencer potrebbero portare di volta in volta all’attenzione dei propri follower le realtà oggettivamente più bisognose di aiuti. Né vi sarebbe necessariamente il rischio di un eccesso di risorse in direzione di un dato ospedale, ove l’indicatore fosse aggiornato di giorno in giorno, anche sulla base dell’andamento delle campagne di raccolta fondi.

 

Per assicurare questo risultato servirebbe un minimo di cooperazione tra il pubblico (che dovrebbe costruire e tenere aggiornato l’indicatore) e i portali di crowdfunding, che dovrebbero farne uso e aggregare in modo intuitivo tutte le campagne a favore del sistema sanitario nazionale per far fronte all’epidemia. A questo scopo, un buon inizio sarebbe un intervento legislativo, già in sede di conversione del Decreto Cura Italia, che desse mandato al Ministero della Salute o al Dipartimento della Protezione Civile di definire l’indicatore e di darvi pubblicità.

Non è certo solo con le donazioni private che si potrà far fronte all’emergenza, ma una loro allocazione più efficiente è nell’interesse di tutti e darebbe maggiore soddisfazione anche ai tanti che in questi giorni stanno dando ottima prova della propria generosità.

 

*University of Oxford

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