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La variabile politica nel risiko bancario

Mariarosaria Marchesano

Il titolo Montepaschi continua a volare in Borsa sui rumors di possibili aggregazioni. Il rischio che lo stato influenzi anche l'offerta di Intesa su Ubi. Così si confondono operazioni di mercato e di salvataggio. L'analisi di Celona (EY)

Milano. Da inizio 2020 il Monte dei Paschi di Siena ha guadagnato in Borsa quasi il 50 per cento. L'appeal speculativo conquistato in prospettiva del ritorno sul mercato sta spingendo il titolo della banca controllata dal Mef, soprattutto ora che l'offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca sembra aver dato una scossa al risiko bancario. Il ministero guidato da Roberto Gualtieri, che molto presto dovrebbe ricevere dal governo le deleghe per banche e fisco, si è già messo alla ricerca di un potenziale aggregatore nell'ambito del consolidamento che gioco-forza sarà influenzato dalla presenza dello stato. Lo dimostrano anche le indiscrezioni rilanciate da alcune agenzie di stampa su una possibile ripresa di contatti avviata dalla banca guidata da Victor Massiah proprio con Montepaschi per cercare una strada alternativa alla fusione con Intesa. L'ipotesi allo stato appare poco probabile, ma è significativa del fatto che sul tavolo del risiko gioca una variabile politica.

 “Non ci sono dubbi che l'offerta di Intesa su Ubi, a prescindere da come andrà a finire, abbia una spiccata connotazione di mercato e mi riesce difficile immaginare altre operazioni con la stessa logica - dice al Foglio Guido Celona, responsabile dei servizi al settore finanziario di EY - Non mi stupirei se il consolidamento bancario, inteso come unione di banche sane, non avvenisse affatto”. Il punto è, secondo Celona, che bisogna distinguere le ragioni del mercato da quelle dettate da esigenze di salvataggio oppure dalla necessità di allinearsi a modifiche normative, com'è stato con la riforma delle popolare e del credito cooperativo. “Bisogna risalire a 12-15 anni fa per trovare esempi di aggregazioni tra banche dettate da opportunità di crescita – prosegue l'esperto - Sotto questo aspetto l'operazione tra Intesa e Ubi è un modello, ma francamente non vedo molto altro all'orizzonte se non, appunto, iniziative dettate soprattutto da esigenze di salvataggio, com'è stato con le banche venete o casi simili, con l'unica eccezione della fusione tra Banco Popolare e Bpm, che ha avuto un esito positivo”.

 Eppure, i movimenti bancari italiani sono seguiti con attenzione anche all'estero, in particolare dalle banche francesi (si dice che la mossa a sorpresa di Intesa sia stata dettata anche dalla necessità di precedere un'offerta di Bnp Paribas su Ubi), per le opportunità che potrebbe offrire per eventuali aggregazioni cross-border. “E' vero, c'è interesse, ma la spinta al consolidamento è frenata paradossalmente proprio dai regolatori i quali, da un lato, dicono di voler favorire questo processo, ma dall'altro rendono le fusioni molto onerose con richieste di aumenti di capitale che possono essere difficili da sostenere da parte degli azionisti”. Nel caso del Monte dei Paschi di Siena, banca statalizzata nel 2016 quand'era sull'orlo del fallimento, bisogna cercare una soluzione entro quest'anno per poter rispettare gli accordi presi con l'Unione europea che prevedono l'uscita dello stato entro il 2021.

 Un'accelerata potrebbe esserci con il via libera dell'Unione europea, atteso per la prossima settimana, allo scorporo di quasi 10 miliardi di crediti deteriorati che consentirebbe di gettare le basi per l'ingresso di nuovi soci privati. Tra gli investitori candidati c'era proprio Ubi, che ora potrebbe essere messa fuori gioco dalla mossa di Intesa. “E' oggettivo che nel caso in cui l'offerta di Intesa andasse in porto, ci sarebbero meno soggetti con cui il Montepaschi potrebbe aggregarsi e per lo stato sarebbe più difficile trovare una soluzione per la banca più antica del mondo. La lezione che si può trarre è che sul mercato vince chi si muove per primo”, conclude Celona. La partita sarà nelle mani dell'amministratore delegato di Mps che prenderà il posto di Marco Morelli, che non si è reso disponibile a proseguire l'incarico. Tra i i candidati papabili, secondo notizie di stampa, ci sono Marina Natale di Amco, l'ex commissario di Carige, Fabio Innocenzi, e l'ex Creval Mauro Selvetti. Ma diversi altri nomi stanno circolando nelle ultime ore e la scelta non è scontata, il che dimostra quanto la partita sia delicata e la posta in gioco alta.