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Come combattere l'Italia a due velocità

Claudio Cerasa

Da una parte c’è una politica irresponsabile che non riesce a combattere l’incertezza sul futuro. Dall’altra parte c’è un paese che va e che fa ancora sognare. Borsa, export, imprese. Spunti utili per un 2020 non declinista

C’è un’Italia che va su, ed è quella che non si vede, e c’è un’Italia che va giù, ed è quella che si vede di più. L’anno bellissimo che si sta per concludere si chiude con due fotografie del mondo economico che più diverse non potrebbero essere ma che messe insieme una a fianco all’altra sul nostro albero di Natale ci indicano in maniera chiara dove si nascondono nel nostro paese problemi e opportunità.

 

La prima immagine è quella relativa al dossier collegato ai problemi del paese e deriva da una frase significativa consegnata ieri dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Visco ha ricordato che l’investimento più importante che l’Italia può mettere in atto nei prossimi mesi è quello relativo alla fiducia e nel farlo ha messo in luce un dato spesso sottovalutato: “La fiducia oggi si misura con lo spread ed è assurdo che noi abbiamo uno spread doppio rispetto a Spagna e Portogallo”. Rispetto a un anno fa, come sappiamo, lo spread tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi è passato da quota 257, del dicembre 2018, a quota 167, dicembre 2019, ma nonostante la presenza di un governo non più antieuropeista il futuro dell’Italia è percepito ancora come un rischio e lo è tre volte in più rispetto alla Spagna (spread a 67) e tre volte in più rispetto al Portogallo (spread a 64). Quando si parla di politica, il futuro del nostro paese, specie se la politica promette di lavorare a questo futuro non escludendo scenari che il futuro potrebbero comprometterlo, è osservato ancora con gli occhi della paura. Ma se lo sguardo si allontana dalla politica e si addentra tra le maglie del nostro tessuto economico e produttivo le cose cambiano e l’Italia che si osserva da questa visuale ha un’aria del tutto diversa. La Borsa italiana, per dire, si appresta a chiudere il 2019 con numeri da record, con la migliore performance mai registrata dal 1998 a oggi, con un incremento dei volumi di Borsa del 30 per cento e con un indice che, nell’arco di dodici mesi, ha dimostrato di essere il migliore in Europa. In altre parole, l’Italia che scommette sul futuro senza ambiguità sulla globalizzazione e senza balbettii sulle opportunità offerte dalla società aperta è un’Italia che mostra una vitalità economica importante e sorprendente e antideclinista che riesce a esistere e a resistere nonostante la zavorra dell’incertezza politica ed è un’Italia che offrirà il meglio di sé anche fuori dai nostri confini se nei primi mesi del 2020 si trasformeranno in realtà i piccoli segnali di stabilizzazione registrati nelle ultime settimane in giro per il mondo (tenuta dei consumi, sospensione delle guerre commerciali, risoluzione del rapporto tra Europa e Regno Unito). Vale quando si parla di Borsa ma vale anche quando l’occhio dell’osservatore arriva a posarsi su altri fronti. Vale sulla bilancia commerciale e secondo i dati diffusi dall’Istat qualche giorno fa, a ottobre il nostro surplus è balzato in avanti a 8,057 miliardi dai 2,686 di settembre e dai 3,828 miliardi di ottobre 2018. Vale quando si parla di esportazioni e sempre l’Istat la scorsa settimana ha registrato che nonostante tutto a ottobre del 2019 le esportazioni italiane sono aumentate del 3,1 per cento su settembre e del 4,3 per cento sull’ottobre del 2018 grazie a un sostenuto incremento congiunturale dell’export e verso i mercati extra Ue pari a più 6,1 per cento (ah, la globalizzazione). Vale quando si parla di banche e nonostante i problemi di alcune piccole banche in Italia gli istituti di credito più grandi e quelli capaci cioè di accettare le sfide della globalizzazione senza paura sono un esempio per la rapidità con cui si sono liberate di Npl, per la capacità di aver ricapitalizzato i propri istituti chiedendo solo in minima parte aiuti pubblici, per la propensione ormai quasi naturale a sprovincializzarsi rispetto al modello della banca di sistema. Vale quando si parla della nostra posizione finanziaria netta sull’estero (differenza tra i debiti finanziari, le attività finanziarie a breve e le disponibilità liquide) che è di sostanziale pareggio. Vale quando si parla del surplus primario di bilancio e secondo una stima del professor Marco Fortis (che su questo tema pubblicherà un articolo sul Foglio nei prossimi giorni) in Italia la differenza tra entrate e uscite delle pubbliche amministrazioni prima degli interessi non è solo positiva ma rappresenta il più grande surplus primario di bilancio tra tutti i paesi del mondo.

 

Ieri, il centro studi Prometeia, nel giorno dell’approvazione finale della manovra, ha detto che la politica di bilancio dell’Italia, per l’effetto della manovra, “sarà modestamente espansiva, sostenendo il pil dello 0,1 per cento nel 2020”. L’impatto sulla crescita della manovra sarà quasi insignificante ma ciò su cui si dovrebbe concentrare un governo desideroso di avvicinare le due velocità delle Italie che abbiamo appena descritto dovrebbe essere altro. Dovrebbe essere scegliere da che parte stare tra l’Italia che scommette sulla concorrenza e l’Italia che invece la teme, tra l’Italia che scommette sulla produttività e l’Italia che invece sceglie di non scommetterci, tra l’Italia che combatte il nanismo industriale e l’Italia che lo alimenta. L’Italia che si apre corre. L’Italia che si chiude si ferma. La sfida del 2020, in fondo, è tutta qui.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.