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Lo stato-imprenditore che mette i bastoni tra le ruote dei monopattini elettrici

Andrea Giuricin

Invece di regolamentare, arrivano altri soldi ai comuni. Eppure per  risolvere il problema basterebbe equiparare i monopattini elettrici alle biciclette a pedalata assistita

Roma. La cattiva regolazione rischia di allontanare l’innovazione tecnologica ancora una volta dall’Italia. Stiamo parlando dei monopattini elettrici che rimangono in un limbo a causa della regolazione emessa dal ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.

 

Se prendiamo Francia e Germania, da anni i cittadini possono utilizzare questi mezzi di mobilità “soft” per migliorare gli spostamenti in città. I servizi a noleggio di monopattini elettrici aiutano a risolvere diversi problemi di mobilità e sono scelti da migliaia di cittadini e turisti per spostarsi nelle città ogni giorno. Non è solo questione di inquinamento, dato che i monopattini elettrici possono sostituire l’automobile in diversi tragitti all’interno delle città, ma è una questione di libertà nello scegliere il miglior modo per spostarsi.

 

La confusione italiana deriva dal fatto che le normative circa la circolazione di questi mezzi è molto restrittiva e al tempo stesso ci sarebbe bisogno, da parte dei comuni, di definire esattamente il servizio per questo noleggio. Pochi mesi fa infatti, vi erano state alcune sperimentazioni nelle grandi città, ma dopo le nuove regole del ministero delle Infrastrutture di fatto tutto si è bloccato nei grandi centri urbani e ora le nuove sperimentazioni sono estremamente limitate. Per funzionare bene questi servizi necessitano delle economie di densità e dunque è necessario coprire il territorio delle città in maniera capillare. I monopattini elettrici sono mezzi di spostamento per l’ultimo miglio e se una persona deve impiegare diversi minuti per trovarne uno vicino, il servizio non potrà funzionare. In alcune città, per esempio, il monopattino verrebbe equiparato al ciclomotore con la necessità non solo di utilizzare il casco (logico), ma anche il libretto di immatricolazione, la targa e l’assicurazione. Si è arrivati al caso limite di Torino di un ragazzo che ha preso una multa di diverse migliaia di euro perché non aveva immatricolato e non aveva l’assicurazione per il proprio monopattino.

 

Per risolvere il problema basterebbe equiparare i monopattini elettrici alle biciclette a pedalata assistita. Niente di complicato. Come pensa invece di risolvere questa problematica lo stato italiano? Dando incentivi ai Comuni italiani per mettere cartelli segnaletici all’interno delle città. Ormai però siamo nella giungla dei cartelli che spuntano come funghi come nemmeno dopo una giornata di pioggia. Soldi pubblici invece di cambiare la regolazione: il solito paradosso italiano. Il ministero fa una cattiva regolazione e pensa di risolvere tutto mettendo incentivi per riempire di cartelli stradali le nostre città. Sarà colpa della “lobby dei cartelli stradali”. Lasciando da parte l’ironia, mettere limiti troppo stringenti (la colpa deriva dalla regolamentazione nazionale) di fatto sta facendo rimanere indietro l’Italia e sta allontanando gli investitori che vorrebbero sviluppare questi servizi di mobilità. I politici italiani, invece di pensare a sviluppare una nuova Iri e a fare gli imprenditori (vedi i casi ex Ilva e Alitalia) dovrebbero limitarsi a fare una buona regolazione che permetta di migliorare la mobilità nelle città.

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