Il Fmi conferma: nel 2019 sarà un'Italia a crescita zero
Il Fondo rivede al ribasso le stime sull'economia globale. Il nostro paese bloccato dall'indebolimento della domanda interna, da un minore impulso di bilancio e da un contesto estero più debole
Il Fondo Monetario Internazionale rivede al ribasso le stime sulla crescita dell'economia globale. Le previsioni del Word Economic Outlook pubblicato oggi, indicano che nel 2019 il pil mondiale salirà del 3 per cento – 0,3 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di aprile –, il livello più basso dall'inizio della crisi finanziaria. “La decrescita è significativa se si pensa che nel 2017 il pil era al 3,8 per cento”, commenta il Fmi. Nel 2020 invece è prevista una, seppur lenta, accelerazione. Anche se la stima (+3,4 per cento) è comunque inferiore dello 0,2 per cento rispetto alle stime di sei mesi fa.
Per quanto riguarda l'Italia il Fondo certifica che la nostra economia non crescerà nel 2019, mentre nel 2020 il nostro pil raggiungerà quota 0,5 per cento (-0,3 per cento rispetto a luglio). Rispetto al 2018 il nostro paese perde quindi 0,9 punti percentuali di pil. Le cause? Secondo il Fondo a pesare è soprattutto “l'indebolimento della domanda interna, un minore impulso di bilancio e un contesto estero più debole”. Sono leggermente riviste al ribasso anche le previsioni per il 2019 di Francia e Germania, a causa della domanda estera, che nella prima metà dell'anno è stata più debole di quella attesa. Per i tedeschi il Fondo stima una crescita dello 0,5 per cento quest’anno e dell’1,2 per cento nel 2020, in calo di 0,2 e 0,5 punti percentuali rispetto alle stime di luglio. Il pil francese invece crescerà nel 2019 dell’1,2 per cento e il prossimo anno dell’1,3 per cento – -0,1 su luglio per tutti e due gli anni.
Più in generale nell'area euro, una crescita più debole della domanda estera e una riduzione dei rifornimenti negli inventari hanno frenato la crescita economica a partire dalla metà del 2018. L'economia dovrebbe riprendersi solo modestamente nei prossimi mesi e nel 2020, mentre la domanda estera dovrebbe riprendere slancio. La crescita prevista per l'Europa è dell'1,2 per cento nel 2019 – 0,1 punti percentuali in meno rispetto alle stime di sei mesi fa – e dell'1,4 per cento nel 2020.
Il “rallentamento sincronizzato” dell'economia globale è dovuto in parte all'aumento delle barriere commerciali e dalle crescenti tensioni geopolitiche. Il Fmi stima che le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina ridurranno il livello del pil globale di 0,8 punti percentuali entro il 2020. La crescita è inoltre appesantita da elementi strutturali, come la bassa crescita della produttività e l'invecchiamento demografico delle economie avanzate. Si aggiunga il rallentamento dell'attività manifatturiera e del commercio globale. Uno dei settori più deboli è quello delle auto, che ha visto contrarsi le vendite per diversi motivi, anche grazie alle norme più restrittive per le emissioni varate in Europa e in Cina.
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