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Il protezionismo pesa sulla crescita dell'Eurozona, dice la Bce

Mariarosaria Marchesano

Nell'ultimo bollettino, l'istituto spiega che la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina è destinata a influenzare la politica monetaria delle banche centrali

Milano. La prova che la guerra commerciale e valutaria in atto tra Stati Uniti e Cina è destinata a influenzare la politica monetaria delle banche centrali si trova nell'ultimo bollettino della Bce, pubblicato oggi e contenente i verbali della riunione del Consiglio direttivo che si è svolto agli inizi di giugno. La possibilità che un peggioramento delle tensioni tra le due superpotenze avrebbe potuto influire sulla crescita economica dell'Eurozona era stata prevista insieme con l'adozione delle contromisure necessarie, che potrebbero arrivare già nella prossima riunione di settembre.

 

Il clima di fiducia sta diminuendo – in particolare nel settore manifatturiero – perché la crescita economica è minacciata dal perdurare di incertezze connesse a fattori geopolitici di livello globale, come l'aumento della minaccia del protezionismo e la vulnerabilità nei mercati emergenti. Questo è, in sintesi, il quadro delineato dalla Bce nel bollettino. La banca centrale europea aggiunge che i nuovi dati sull'andamento economico continuano a segnalare tassi di crescita leggermente inferiori nel secondo e nel terzo trimestre. Il consiglio direttivo ha, così, posto in risalto la necessità di un orientamento di politica monetaria altamente accomodante e per un periodo prolungato di tempo.

  

“In tale contesto – si legge sempre nel bollettino – le spinte inflazionistiche sono rimaste contenute e gli indicatori delle aspettative di inflazione hanno evidenziato un calo”. Permane, dunque, a giudizio della Bce la necessità di un “grado significativo di stimolo monetario per assicurare il persistere di condizioni finanziarie molto favorevoli a sostegno dell'espansione dell'area dell'euro, dell'accumulo di pressioni interne sui prezzi e, di conseguenza, della dinamica dell'inflazione complessiva nel medio periodo”. Tra le misure allo studio, si legge sempre nel bollettino, ci sono il ”rafforzamento delle indicazioni prospettiche sui tassi” “alcune possibili opzioni riguardanti la dimensione e la composizione di eventuali nuovi acquisti netti”.

Nel bollettino la Bce fa anche un riferimento all'Italia dicendo che le politiche fiscali messe in atto - in particolare la riduzione dell'imposizione diretta e dei contributi previdenziali - hanno aumentato il potere di acquisto delle famiglie. Sempre nell'area euro, infine, c'è stato un irrigidimento dei criteri di concessione di credito alle imprese da parte delle banche riconducibili alla percezione di un maggior rischio dovuto al peggioramento del quadro economico.