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Come i consulenti fiscali possono alimentare l'evasione o ridurla

Marco Battaglini e Luigi Guiso

Il rapporto con il fisco non è diretto ma intermediato da figure essenziali per determinare il comportamento dei contribuenti

Il rapporto tra contribuente e autorità fiscale è tradizionalmente visto come diretto e lineare: l’autorità stabilisce l’entità delle imposte e controlla che il contribuente rimetta al fisco quanto stabilito dalla normativa – cerca cioè di contenere l’evasione disegnando un’apposita politica di accertamenti. I contribuenti si fanno una idea di questa politica e rispondono evadendo o meno sulla base dei propri costi e benefici. Nella realtà il rapporto tra autorità fiscale e contribuente, è più complesso. Forse l’aspetto più rilevante è che, in moltissimi casi notevoli, il rapporto non è diretto, ma intermediato da un consulente fiscale – come emerge da un nostro lavoro sui dati dell’Agenzia delle entrate riguardanti un gruppo particolarmente interessante di contribuenti: le imprese individuali.

 

I consulenti fiscali svolgono un ruolo di mediatori che va al di là dell’aiuto che danno all’impresa per orientarsi in un mondo in cui la legislazione fiscale è complessa e richiede agenti specializzati – appunto i consulenti fiscali – per far risparmiare tempo (pagando un costo) all’imprenditore. Il consulente non aiuta solo i contribuenti a interpretare le leggi, ma ne influenza attivamente il comportamento come effetto collaterale del fatto di intermediare con l’autorità fiscale per conto di diversi contribuenti. I contribuenti sono “animali sociali” come tutti gli altri: reagiscono agli incentivi, ma anche e soprattutto alle norme sociali, ai comportamenti dei propri simili e alle aspettative sul comportamento del regolatore. I consulenti fiscali giocano un ruolo fondamentale nel determinare come questi fattori sono percepiti dai contribuenti e quindi nel determinare come i contribuenti reagiscono agli incentivi formali definiti dal regolatore. Comprendere meglio questo ruolo è importante non solo per ridurre l’evasione fiscale, ma anche e soprattutto per progettare un sistema fiscale più equo ed efficiente.

 

Il primo fatto interessante che emerge dai dati è una forte correlazione positiva fra l’evasione di un contribuente e l’evasione media di altri contribuenti serviti dallo stesso consulente. Quest’aspetto è presente non solo sul dato aggregato, ma anche tenendo conto che i contribuenti hanno caratteristiche diverse e sono localizzati in diverse regioni o lavorano in diversi settori commerciali.

 

Perché si osserva questa correlazione? Ci sono due ragioni principali che potrebbero generarla. La prima è che persone simili – in termini di propensione a evadere – tendono a selezionare consulenti più disponibili a interpretare le norme in modo flessibile, ovvero consulenti accomodanti. Questo implica che sia più facile trovare che un cliente di un certo consulente è evasore se tra gli altri clienti si trovano molti evasori, perché questi tendono ad “aggregarsi” intorno allo stesso consulente. Infatti quando c’è un cambio di consulente (perché per esempio il consulente smette la propria attività), il contribuente non sceglie un consulente a caso, ma tende a gravitare su consulenti con caratteristiche simili a quelle del consulente precedente (misurate dalla quota di clienti evasori dopo un accertamento).

 

Persone simili, in termini di propensione a evadere, tendono a selezionare consulenti più accomodanti. Comprendere meglio questo ruolo è importante non solo per ridurre l’evasione fiscale (che è un concetto di natura sociale), ma anche e soprattutto per progettare un sistema fiscale più equo ed efficiente.

Ma vi è poi una seconda ragione che implica un ruolo più attivo del consulente: quello di hub informativo. Ovvero di centro di aggregazione e di smistamento di informazioni ai propri clienti, non sulla legislazione fiscale vigente, ma sulle politiche di accertamento seguite dall’Agenzia. Dopo un accertamento a un contribuente si osserva non solo un cambiamento nel comportamento del contribuente medesimo – che nell’anno successivo dichiara di più – ma anche un cambiamento del comportamento medio di tutti i contribuenti serviti dallo stesso consulente. Anche questi, come quello controllato rivedono al rialzo il reddito dichiarato negli anni successivi. Questo implica che vi è un effetto moltiplicatore dietro l’attività di accertamento. L’accertamento a un contribuente genera un aumento di reddito dichiarato di quasi l’8 per cento in media nell’anno fiscale successivo, ma poco più negli anni seguenti: dopo un po’ l’effetto disciplina del controllo svanisce, come se il contribuente si dimenticasse di averlo subito. L’effetto dell’accertamento sugli altri contribuenti è dell’uno per cento in media, ma si esplica su tutti gli altri clienti. Inoltre questo effetto appare più duraturo, così che l’effetto medio dopo tre anni e di circa il 9 per cento.

 

Questi risultati suggeriscono che ci sono chiari vantaggi nel tenere conto dei legami “sociali” che si stabiliscono fra clienti degli stessi consulenti; e vi sono anche margini importanti di collaborazione fra le autorità fiscali e i consulenti. Naturalmente, il fatto che gli evasori tendano ad aggregarsi intorno a consulenti fiscali accondiscendenti può essere usato per migliorare l’accertamento. Tenere conto degli effetti moltiplicativi descritti sopra, poi, è importante per massimizzare l’effetto preventivo dei controlli. Identificare i criteri per individuare i consulenti accondiscendenti richiederà però un lavoro di comprensione più dettagliato sul ruolo svolto dai consulenti e come questo evolve nel tempo.

 

Il ruolo di hub informativo del consulente costituisce forse l’aspetto più interessante e con le potenzialità più innovative per il rapporto fra autorità e contribuente. In ogni sistema fiscale complesso, l’autorità fiscale produce una mole impressionante di norme e regole che devono essere assorbite dai contribuenti. In quanto hub informativi i consulenti sono un canale importante per diffondere queste informazioni. E’ poi opinione comune che il problema dell’evasione sia anche, a parità di legislazione, un problema di norme sociali e culturali. I consulenti, quindi, possono diventare strumenti importanti per raggiungere un equilibrio più virtuoso.


Einaudi Institute for Economics and Finance