Giovanni Tria (foto LaPresse)

Il nervosismo più che giustificato su Tria

Redazione

Perché le sagge parole del ministro dell’Economia non calmano più i mercati

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha rilasciato un’intervista al Quotidiano nazionale in cui, come al solito, dice cose pienamente condivisibili. Rispetto ai propositi – oggi di Salvini e ieri di Di Maio – di sfondare il 3 per cento di deficit/pil, Tria dice che “siamo in campagna elettorale e si tende a parlare in libertà più di quanto si dovrebbe. I fatti sono che il governo ha approvato all’unanimità il Def” in cui “è scritta nero su bianco la volontà dell’Italia di rispettare gli impegni presi sul contenimento di deficit e debito. Questo è ciò che vale. E alla fine lo spread non potrà non tenerne conto”. Il che implica che la prossima manovra sia di “austerity”, ovvero di riduzione del deficit, e che quindi il governo faccia ciò che geneticamente Lega e M5s non sono abituati a fare: ragionare in termini di trade off, fare scelte: “Certo, bisognerà fare delle scelte, scelte politiche prima che economiche, perché non si può immaginare di poter rispettare gli impegni presi  su deficit e debito e al tempo stesso abbassare le tasse e aumentare le spese”.

 

Il punto è che, nonostante le rassicurazioni di Tria e il Def approvato, lo spread è ancora molto alto. “Il nostro spread è oggettivamente eccessivo”, dice il ministro. Si è chiesto, quindi come mai, contrariamente a quanto affermato, i mercati non stanno tenendo conto delle sue considerazioni ma rispondono alla propaganda di Salvini e Di Maio? Come mai contano più le parole dei gemelli del deficit che i documenti del governo? Lo scorso anno era partito lo stesso meccanismo, solo che le parole di Tria – la sua promessa di rispettare gli obiettivi di bilancio – riuscivano a mitigare lo spread. Ora non più. Come mai? Perché la credibilità del ministro dell’Economia e la sua capacità di influenzare i mercati sono state distrutte dopo un party sul balcone di Palazzo Chigi per festeggiare il deficit eccessivo. Si è così capito che le sparate di Salvini e Di Maio contano più dei Def e degli accordi in Europa. Per gli investitori ciò che Tria chiama “nervosismo ingiustificato” è invece un comportamento perfettamente razionale: con una manovra di spesa corrente in deficit questo governo non ha bruciato solo soldi, ma anche un capitale di fiducia e credibilità internazionale.

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